Negli ultimi anni, il nome di Mario Adinolfi è stato spesso associato a polemiche e discussioni sui social, non solo per le sue posizioni politiche e culturali, ma anche per il suo aspetto fisico. In particolare, la sua obesità è diventata oggetto di commenti, battute e, purtroppo, di vere e proprie fake news che hanno diffuso voci infondate su presunte malattie gravi di cui sarebbe affetto. Ma qual è la verità sulla salute di Mario Adinolfi? E perché il suo caso è emblematico di come il body shaming possa ancora oggi colpire duramente personaggi pubblici e non solo?
Mario Adinolfi non ha mai nascosto la sua condizione di persona obesa. Anzi, ne ha parlato spesso con autoironia e trasparenza, raccontando pubblicamente il suo peso (circa 200 kg nel 2025) e il rapporto complesso con il proprio corpo. Tuttavia, Adinolfi ha sempre smentito di essere affetto da malattie gravi, sottolineando di essere “un ciccione in salute” e di non avere patologie particolari legate al suo peso.
In diverse interviste, il giornalista e politico ha dichiarato di essere costantemente oggetto di scherno e battute, ma di aver imparato a convivere con questa dimensione pubblica grazie all’autoironia. “L’autoironia mi ha salvato la vita”, ha affermato, spiegando che la discriminazione verso le persone obese è ancora socialmente accettata molto più di altre forme di pregiudizio.
L’obesità è una condizione che può aumentare il rischio di alcune malattie, ma non è di per sé una malattia mortale. Adinolfi stesso ha ribadito che “l’obesità è un fattore di rischio, non una causa di morte” e che spesso la narrazione mediatica e social tende a confondere questi due piani. Nonostante ciò, periodicamente circolano voci secondo cui sarebbe gravemente malato o addirittura prossimo alla morte, solo perché è obeso.
Questo tipo di fake news non solo è privo di fondamento, ma rappresenta un esempio lampante di body shaming: si attribuisce una malattia a una persona solo in base al suo aspetto fisico, alimentando stigma e discriminazione. Adinolfi ha più volte denunciato questa pratica, sottolineando come la “prova costume” e il giudizio sul corpo siano spesso l’inizio di un percorso di derisione e isolamento sociale, soprattutto per i più giovani.
Il caso di Mario Adinolfi dimostra quanto il body shaming sia ancora radicato nella società italiana. Il leader del Popolo della Famiglia ha raccontato di essere stato deriso pubblicamente “ogni 40 secondi” e di aver subito offese anche da personaggi pubblici o durante trasmissioni televisive. La sua risposta è stata quella di esporsi, anche con gesti provocatori come la pubblicazione di un video in cui nuota nudo in piscina, per lanciare un messaggio positivo soprattutto ai giovani: “Siamo sempre belli con il nostro corpo, così come Dio ci ha fatti”.
Adinolfi ha anche ricordato che la pressione sociale per raggiungere un corpo perfetto può portare a conseguenze ben più gravi, come i disturbi alimentari. “Più di tremila ragazze muoiono ogni anno in Italia per anoressia nervosa, nella più silenziosa e pesante strage di giovani donne della storia dell’umanità”, ha dichiarato, invitando a riflettere su quanto sia pericoloso giudicare le persone solo dall’aspetto esteriore.
Nelle sue interviste, Adinolfi ha raccontato di essere stato magro fino ai 18 anni e di aver iniziato a ingrassare per motivi personali e abitudini alimentari scorrette. Non ha mai negato le difficoltà pratiche legate al suo peso, come la fatica a praticare sport o a trovare abiti adatti, ma ha sempre ribadito di non essere malato e di aver fatto pace con la sua “stazza”.
La sua partecipazione a “L’Isola dei Famosi 2025”, reality estremo che mette a dura prova il fisico dei concorrenti, è stata accolta con scetticismo proprio per la sua mole. Adinolfi, però, ha spiegato di voler dimostrare che “si può fare l’impossibile” e di voler essere un esempio per chi si sente escluso o deriso a causa del proprio corpo.