È scioccante uno dei 280 messaggi che sarebbero finiti agli atti della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco, attribuiti dalla Procura a una delle cugine della vittima, Paola Cappa. Si tratta di un Whatsapp che la donna - mai indagata - avrebbe inviato a un amico di Milano: "Mi sa che abbiamo incastrato Stasi". Un dettaglio inedito, che, anche alla luce degli ultimi sviluppi del caso, alimenta nuovi dubbi e sospetti.
A parlare del messaggio su Stasi, unico condannato per il delitto, è il settimanale Giallo, che nel numero uscito in edicola oggi, 15 maggio, cita anche altri elementi finiti agli atti della nuova inchiesta. Innanzitutto, due foto: la prima, pubblicata su Facebook da Paola Cappa, mostrerebbe due piedi con calze a quadretti e, al centro, un'impronta a pallini, simile a quella repertata nella villetta di via Pascoli nel 2007.
La seconda, postata su Instagram dalla sorella gemella Stefania, ritrarrebbe un bambino in mezzo a delle biciclette e la scritta "Fruttolo", con un apparente collegamento - secondo il settimanale - al vasetto dello stesso yogurt rinvenuto a casa Poggi dopo l'omicidio di Chiara, che gli inquirenti analizzeranno a breve, insieme ad altri reperti, alla ricerca di impronte e Dna.
In una vecchia intercettazione si sentirebbe anche Paola lamentarsi, al telefono con la nonna, dell'ospitalità data agli zii (i genitori di Chiara), che in quel periodo erano senza un tetto a causa del sequestro della loro abitazione per gli accertamenti del caso. C'è poi la testimonianza di chi disse di aver visto Stefania allontanarsi dalla villetta la mattina dell'omicidio, per poi ritrattare tutto.
E quella di un uomo rimasto anonimo, secondo cui Stefania avrebbe potuto gettare un oggetto metallico nelle acque di un canale vicino a una vecchia abitazione della nonna, a Tromello. Il luogo in cui ieri - dopo una serie di operazioni di svuotamento - i vigili del fuoco hanno rinvenuto un martello che potrebbe essere compatibile con l'arma utilizzata nel delitto.
Le gemelle Cappa non sono mai state indagate, né lo sono adesso. L'unica persona iscritta nel registro degli indagati del nuovo fascicolo aperto dalla Procura di Pavia per omicidio in concorso con ignoti (o con lo stesso Stasi) è Andrea Sempio, amico di Marco Poggi.
Ieri i carabinieri hanno perquisito la sua abitazione, quella dei genitori e di due amici che avrebbe sentito proprio la mattina del delitto, alla ricerca di elementi utili alle indagini. Tra gli oggetti sequestrati - oltre a pc, telefoni e altri supporti informatici - ci sarebbero anche dei diari del 37enne.
"Non c'è assolutamente alcun riferimento al caso di Garlasco", ha precisato l'avvocata Angela Taccia, che lo difende, "evidentemente sono stati presi per tracciare un suo profilo psicologico". Insieme alla madre, Daniela Ferrari, Sempio si è recato oggi in caserma, per questioni burocratiche.
Domani è previsto invece il giuramento dei periti incaricati di eseguire analisi genetiche approfondite sul Dna rinvenuto sulle unghie della vittima. Solo uno dei tanti tasselli che gli inquirenti dovranno considerare per tracciare la rete di eventi.
Il servizio mandato in onda dalla trasmissione Rai "Storie Italiane" oggi, 15 maggio 2025.
La nuova inchiesta sembra procedere serrata. Tra i vari accertamenti, fondamentale sarà quello relativo al martello rinvenuto ieri. Potrebbe sembrare un dettaglio di poco conto, ma è in realtà cruciale, perché potrebbe aprire nuovi scenari investigativi, riscrivendo la storia del delitto.
Stando a quanto riportato dai genitori della vittima, l'unico oggetto mancante a casa Poggi sarebbe proprio un martello "a coda di rondine, del tipo di quello usato dai muratori e col manico di legno" che il papà di Chiara teneva in garage e di cui, dal giorno del delitto, si sono perse le tracce.