27 May, 2025 - 18:38

Sanità per ricchi e cure per pochi: la crisi del Sistema Sanitario Nazionale

Sanità per ricchi e cure per pochi: la crisi del Sistema Sanitario Nazionale

Il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) in Italia è al collasso, strangolato da anni di definanziamenti, carenza di personale e liste d'attesa infinite. In questo contesto, le aziende private hanno offerto sempre più servizi ai pazienti, mentre l'Istat certifica che circa 4,5 milioni di italiani ha rinunciato alle cure perché troppo costose o in luoghi troppo lontani dal loro domicilio.

Una situazione del genere porta a scontri dialettici e politici che hanno assunto caratteri un po' sterili e certe promozioni pubblicitarie non aiutano. L'ospedale San Raffaele di Milano è stato al centro, fra il 2024 e il 2025, di una polemica che ha coinvolto anche i cantanti Sfera Ebbasta, Shade e Rosa Chemical: la promozione dell'esame Full Body Scam, dal costo di 2500 euro, ha per alcuni reso palese la natura classista e legata al reddito della sanità italiana odierna.

Perché il SSN non garantisce più cure per tutti?

Il SSN in agonia: liste di attesa, bassi stipendi e tagli al personale

Fondato nel 1978 dopo anni di dibattiti, il SSN ha garantito cure sanitarie a fasce di popolazione sempre più ampie. Un generale invecchiamento della popolazione, il seguente aggravarsi delle spese socio-sanitarie da parte dello Stato e la necessità di pagare stipendi e pensioni a medici e infermieri hanno negli ultimi anni reso il sistema sanitario nostrano a due velocità, quella pubblica e quella privata.

Tra il 2010 e il 2019 ha perso 37 miliardi di euro, con i posti letto crollati da 257.977 nel 2020 a 209.568 nel 2025, contro una media europea di 500 ogni 100mila abitanti. La carenza di personale è un altro problema: nel 2022, 7mila infermieri su 268mila hanno lasciato il pubblico per il privato o l'estero, attratti principalmente da salari migliori.

Con 6,5 infermieri ogni 1000 abitanti, l'Italia è sotto la media OCSE (9,8). Il rapporto medici/infermieri, pari a 1,5, è uno dei più bassi dell'area OCSE (2,5). Anche le liste d'attesa non portano buone notizie. Secondo Cittadinanzattiva, una visita oculistica richiede 468 giorni, un controllo oncologico 480, un ecodoppler 526.

Nel 2024 l'Istat ha indicato che 4,5 milioni di italiani ha rinunciato alle cure, dei quali 2,5 per motivazioni economiche. Un'altra motivazione che spiega la migrazione sanitaria che interessa le regioni del Sud a vantaggio di quelle del Nord sono i diversi livelli di spesa che ciascuna regione garantisce alla sua sanità. Nel 2023, solo 12 regioni su 20 hanno garantito i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), togliendo alle regioni meridionali pazienti e risorse.

Lo scandalo del Full Body Scan: un lusso non necessario

Il Full Body Scan, offerto dal San Raffaele di Milano, è una risonanza magnetica a 3 Tesla che scansiona il corpo in 30-35 minuti senza radiazioni né mezzi di contrasto. Costa almeno 2500 euro e promette di rilevare patologie precoci. Usato per ricerca clinica e stadiazione di malattie come linfomi, è proposto come screening aggiuntivo, non alternativo agli esami pubblici. 

Questa tipologia di esame è finito sotto accusa della pagina Instagram Aestetica Sovietica, che ha stigmatizzato l'utilizzo di testimonial come i rapper Shade, Rosa Chemical e Sfera Ebbasta nell'ottica di spingere i pazienti a chiedere un esame la cui reale utilità è stata messa in dubbio. Nessuno, dal San Raffaele ai cantanti, ha utilizzato nelle sue storie Instagram l'hashtag #adv, che dovrebbe indicare agli utenti che quel post o storia è stato sponsorizzato.

L'idea alla base delle critiche è che l'ospedale milanese abbia fatto una pubblicità occulta di un esame molto costoso e rivolto a determinate fasce di popolazione, dotate di risorse e mezzi per poterne usufruire.

I follower di Rosa Chemical, Sfera Ebbasta e Shade si sono infatti lamentati dei ritardi che da "comuni mortali" devono subire per visite o controlli: il clamore fu così grande che la deputata del Movimento 5Stelle Marianna Ricciardi aveva promosso un'interrogazione al ministro della Salute Orazio Schillaci sulle pratiche commerciali scorrette del San Raffaele.

La prevenzione, un lusso per pochi

La vicenda Full Body Scan è soltanto una delle tante che segnala quanto il nostro sistema sanitario sia in crisi, incapace di garantire cure tempestive e alla fine cede il passo al privato. Anche lo Stato ha delegato diverse prestazioni socio-sanitarie a enti non più pubblici, che cercano il profitto e dividendi da elargire poi ai suoi azionisti e consiglieri di amministrazione.

Con il 69% degli italiani in buona salute - secondo l'Istat - la prevenzione deve essere messa al centro, ma richiede investimenti in personale, digitalizzazione e strutture, come proposto da un recente documento delle Regioni. Tra le idee messe in campo, l'adeguamento dei salari (inferiori oggi del 20% rispetto alla media OCSE per gli infermieri) e incentivi per chi lavora in aree disagiate.

Se la popolazione invecchia e molte malattie diventano croniche, entra in gioco l'alto valore che può assumere la prevenzione. Alcuni esami - la cui utilità è riconosciuta, come nel caso di mammografie e colonscopie - hanno tempi di attesa così lunghi da far scoraggiare chi ne avrebbe bisogno o da portarli verso il privato.

Una sanità a due velocità quindi, non garantita in modo omogeneo su tutto il territorio e che la riforma dell'autonomia differenziata rischia di aggravare. La promozione di esami costosi, come il Full Body Scan, alimenta un'idea di sanità "premium" per i ricchi.

I tre punti salienti dell'articolo

  • Collasso del SSN: il Sistema Sanitario Nazionale soffre per definanziamenti, carenza di personale e liste d’attesa record, portando milioni di italiani a rinunciare alle cure.

  • Avanzata del privato: la sanità privata si espande offrendo servizi costosi, con forti disuguaglianze tra Nord e Sud e un accesso sempre più legato al reddito.

  • Il caso Full Body Scan: l’esame da 2500€ promosso da vip al San Raffaele ha sollevato critiche su sanità “di lusso”, pubblicità occulta e disparità nell’accesso alla prevenzione.

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