29 May, 2025 - 10:14

"La trama fenicia" di Wes Anderson è un gioiello o una giostra impazzita? Le recensioni a confronto

"La trama fenicia" di Wes Anderson è un gioiello o una giostra impazzita? Le recensioni a confronto

Cosa succede quando il minimalismo color-pastello di Wes Anderson finisce sotto la lente di due testate dall’anima opposta? "Associated Press News", con il suo aplomb made in USA, annusa "The Phoenician Scheme" - in italiano arriverà nei cinema con il titolo di "La trama fenicia" - e lo trova riconoscibile ma autoreferenziale: un ricamo maniacale di set, camei e parentesi narrative che, a metà percorso, rischia di strangolarsi da solo.

Di diverso avviso, invece, "MovieFone", che si lascia travolgere dall’incantesimo: 8.5 su 10 e cuori a pioggia per Benicio del Toro, Mia Threapleton e un Michael Cera in versione mascotte. Entrambi concordano su una cosa - la bellezza da "quadro in movimento" e la turbolenta odissea padre-figlia - ma divergono sul peso specifico del revival andersoniano: stanchezza per i londinesi, rinascita per gli statunitensi.

Chi premia la forma, chi la sostanza? Chi si perde nel labirinto e chi, invece, lo percorre a passo di tip tap con gli occhi a cuore? Preparatevi al ring della critica: tre round, colpi di stile a volontà, nessun verdetto finale. E se il pubblico fosse l’arbitro supremo di questo duello, pronto a decidere se il cineasta più geometrico del mondo sia caduto nella sua stessa trappola o abbia ritrovato lo slancio dei tempi migliori?

Prima di capire cosa pensano davvero le due testate, ecco il trailer del nuovo film di Wes Anderson:

Visione critica: stile Anderson fra lode visiva ed eccesso?

Diciamolo subito: secondo l'"Associated Press News", "The Phoenician Scheme" è un film che sa esattamente da dove viene… e ci resta. Wes Anderson non si reinventa, ma raddoppia: estetica da libro illustrato, capitoli scanditi con cura maniacale, e quel cast corale che sembra un gioco delle figurine con solo premi dentro. Tutto bellissimo da vedere - dai pavimenti del bagno alla cornice degli opening titles - ma la critica non si lascia ammaliare solo dalla superficie.

La vera stella, per "AP News", è Mia Threapleton: intensa, magnetica, e sì, praticamente il clone di Kate Winslet (che è sua madre, nel caso qualcuno avesse ancora dubbi). Il suo personaggio, Liesl, dà brio a una narrazione che rischia di perdersi nei suoi stessi arabeschi. E accanto a lei c’è Benicio Del Toro, che interpreta Korda, industriale megalomane e indistruttibile, con il solito aplomb da "sto per morire, ma prima leggo un libro di botanica".

Il film è un concentrato di Anderson-puro: dalla mitragliata di cameo (Scarlett Johansson, Tom Hanks, Michael Cera, Jeffrey Wright, Cumberbatch…) alle svolte di trama talmente contorte da diventare quasi parodiche. E infatti, scrive la "AP News", la storia si fa via via più "labirintica", rischiando di lasciare indietro chi cerca un minimo di linearità. Ma se siete fan duri e puri, preparatevi a godervi un tour de force visionario - con tanto di valigette, conventi, jet da combattimento e scatole da scarpe piene di segreti.

Dall’altra parte della sala stampa, "MovieFone" è decisamente più entusiasta. Anzi, loro si alzano in piedi e applaudono. Dopo una delusione come "Asteroid City", gridano al ritorno in forma del regista più simmetrico di Hollywood: "The Phoenician Scheme" è tutto ciò che amiamo di Wes Anderson, ma con una spinta in più. La parola d’ordine qui è "divertimento": il film è un carosello visivo irresistibile e pieno di trovate assurde, recitate con la massima serietà. Tradotto: esilarante.

Benicio Del Toro riceve le lodi più sfacciate - una performance "perfettamente esagerata" che tiene insieme la follia narrativa e l’eleganza estetica. Ma a sorprendere davvero, secondo "MovieFone", è Michael Cera nei panni del bizzarro Bjørn: l’attore sembra nato per il cinema di Anderson, con la sua comicità secca e quell'aria da "non so cosa sto facendo ma lo faccio bene". A completare il trio centrale, Mia Threapleton conferma di avere ereditato più di un talento materno: è tenera, ironica e totalmente in parte, anche quando le cose attorno a lei deragliano.

"MovieFone" apprezza anche la struttura surreale del film: sì, c’è un complotto; sì, c’è un’eredità in gioco; ma in fondo, tutto è un pretesto per far scivolare il pubblico in una nuova scatola andersoniana, con piani sequenza come acquerelli e battute tagliate al millimetro. È un film che "non è per tutti" - lo dicono anche loro - ma per chi ama il genere è un ritorno trionfale. E se Dio ha la voce di Bill Murray, allora siamo davvero nel posto giusto.

Personaggi e cast: Del Toro mattatore, ma Cera ruba la scena

Su Benicio del Toro c’è quasi unità di vedute: magnetico, larger-than-life, padrone assoluto del caos. L'"Associated Press News" sottolinea la chimica tenera-malsana con Mia Threapleton, "una presenza vivace dal futuro radioso".

"MovieFone" la definisce "rivelazione assoluta", erede spirituale (e facciale) di mamma Winslet. La vera spaccatura è sul terzo incomodo: Michael Cera. Per la critica di "AP News", Jocelyn Noveck, è un cameo gustoso ma accessorio, per Jami Philbrick di "MovieFone" una delle "migliori performance della sua carriera", l’arma segreta che rende Bjørn indimenticabile.

In breve: Del Toro la rock-star, Threapleton il cuore, Cera il meme vivente.

Trama labirintica: "AP News" annaspa "Moviefone" vola alto

Se dovessimo sintetizzare i due punti di vista in una battuta: "Associated Press News" osserva "La trama fenicia" con l’occhio clinico del critico d’esperienza che ha visto tutto, mentre "MovieFone" lo abbraccia con l’entusiasmo di chi è appena uscito da un luna park retrò. E questa differenza si sente tutta.

"AP News" mette in luce l’esuberanza andersoniana, certo, ma con una punta di stanchezza. Apprezza l’interpretazione di Mia Threapleton (che, ammettiamolo, è identica a sua madre Kate Winslet), e riconosce il tocco magico del regista nel costruire scene da album illustrato. Tuttavia, denuncia una trama troppo barocca, che si aggroviglia su se stessa e rischia di perdersi tra scatole da scarpe e jet militari. Il verdetto? Una bellezza visiva che potrebbe stancare chi non è già parte del fanclub.

"MovieFone" invece vede lo stesso film, ma da un’angolazione completamente diversa. Qui la complessità non è un difetto, ma parte del fascino. La follia narrativa è esattamente ciò che rende Anderson irresistibile. C’è una gioia quasi infantile nel celebrare ogni fotogramma, ogni personaggio, ogni gag surreale. E se da una parte c’è chi si chiede "ma cosa ho appena visto?", dall’altra c’è chi risponde "qualcosa di geniale". Insomma, "The Phoenician Scheme" è un film che divide - ma proprio per questo, resta in testa.

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