Vado o non vado? Giorgia Meloni, l'altro giorno, ha svelato l'arcano. La premier ha dichiarato che, in occasione dei referendum di domenica e lunedì prossimi, si recherà alle urne, ma senza ritirare le schede.
Con questa formula, inedita per un Presidente del Consiglio, mira ad agguantare due obiettivi: il primo è quello di non svilire del tutto un istituto democratico previsto dalla Costituzione, come fece in un memorabile precedente datato 1991 il leader socialista Bettino Craxi quando invitò tutti ad andare al mare; il secondo, invece, è quello di non contribuire alla riuscita della consultazione: se non si raggiunge il 50% più uno degli aventi diritto, il referendum voluto da Pd, Avs, Azione, Italia Viva e Movimento Cinque Stelle ma soprattutto dalla Cgil di Maurizio Landini non avrà alcun valore.
Per questo, ci si chiede quando, tra domenica e lunedì, Giorgia Meloni si recherà alle urne.
E allora, visto che la Presidente del Consiglio vuole far fallire il referendum, ma visto anche che ha dichiarato che si recherà alle urne, la domanda che aleggia tra maggioranza e opposizione è questa: quando si recherà al seggio dove è iscritta come elettrice?
Le urne saranno aperte dalle sette del mattino alle 23 domenica 8 giugno e dalle sette alle 15 lunedì 9.
Per questo, la risposta più gettonata è che Giorgia Meloni si recherà alle urne lunedì, in pratica quando i giochi saranno fatti: quando già si conosceranno i dati dell'affluenza del giorno prima.
La premier, naturalmente, spera che siano ben al di sotto del 50%. Per questo, recandosi al seggio senza ritirare le schede, ha in mente di fare nient'altro che una sorta di passerella a favore di telecamere dimostrando all'opposizione che i temi che ha cavalcato non sono certo quelli prioritari per la stragrande maggioranza degli italiani.
Del resto, gli ultimi dati Istat sembrano darle ragione almeno per i 4 quesiti inerenti il lavoro: riferendosi ad aprile 2025, dicono che la disoccupazione è sotto il 6% (5,9%) e l'occupazione al 62,7% (con 282 mila contrattualizzati in più rispetto a un anno fa).
E quindi: andare a cose fatte varrebbe mediaticamente come sigillare una vittoria.
Certo, sarà la prima volta di una premier che si farà fotografare in un seggio elettorale senza alcuna scheda in mano.
I politici sono soliti farsi fare la foto-opportunity nel momento in cui inseriscono nell'urna la scheda su cui hanno appena espresso la propria preferenza. Esempio: la foto Ansa sottostante ritrae proprio Meloni in occasione delle elezioni europee dello scorso anno
Questa volta, invece, sarà un'altra la scena da immortalare. Molto probabilmente mentre la presidente del Consiglio saluterà il presidente di seggio e gli scrutatori della sua sezione elettorale: non ci sarà nient'altro da immortalare.
Ma quando dovranno essere azionate telecamere e macchine fotografiche? Di sicuro, questa è la vulgata più popolare nelle stanze dei partiti, non domenica, quando in pratica la partita del referendum sarà decisa: Giorgia Meloni, secondo la convinzione generale, non farà l'errore di andare il primo giorno con le urne aperte rischiando un boomerang dopo la diffusione delle immagini con lei al seggio senza alcuna scheda in mano.
Il piano, quindi, è bell'e fatto: Meloni alle urne si vedrà solo il lunedì, nelle ultime ore dei seggi aperti. Come un condottiero che torna sul campo di battaglia, ma dopo che questa si è già risolta.
L'unico dato che potrebbe far saltare il piano di Giorgia Meloni è quello dell'affluenza. Esso sarà diffuso dal Viminale tre volte, tutte e tre di domenica: alle 12, alle 19 e alle 23, a chiusura della prima giornata.
Per questo si presuppone che domenica sera, con le varie proiezioni degli istituti demoscopici, già si saprà se il quorum del 50% più uno degli aventi diritto sarà raggiungibile il giorno dopo o meno.
C'è da scommettere, in ogni caso, che Giorgia Meloni in quei minuti starà già limando le dichiarazioni da rilasciare alla stampa.