Marco Fini è stato una figura di spicco del giornalismo italiano, noto per il suo impegno civile, la sua cultura e la sua personalità fuori dagli schemi. È conosciuto anche come il padre di Cosimo Fini, in arte Guè, uno dei rapper più influenti della scena musicale italiana. La storia di Marco Fini, la sua carriera e le circostanze della sua morte hanno profondamente segnato la vita e la sensibilità del figlio, che spesso ne ha parlato con affetto e rispetto.
Marco Fini è morto il 1° gennaio 2017 a Camaiore, in provincia di Lucca, all’età di 82 anni. Negli ultimi tempi era ricoverato in una clinica della zona a causa di una frattura al femore, ma secondo alcune fonti la sua scomparsa è stata legata anche a una malattia che lo aveva debilitato. La sua morte ha lasciato un grande vuoto nella famiglia e tra coloro che lo hanno conosciuto e stimato.
Il funerale si è svolto a Milano, città a cui era molto legato, e ha visto la partecipazione di numerosi colleghi, amici e rappresentanti del mondo della cultura e della musica. La sua scomparsa è stata sentita non solo dal figlio Guè, che gli è rimasto vicino fino agli ultimi momenti, ma anche da tutta la comunità culturale italiana, che ha perso una delle sue voci più autorevoli e indipendenti.
Nato a Firenze il 31 luglio 1934, Marco Fini si è laureato in Giurisprudenza prima di intraprendere la carriera giornalistica. Negli anni Sessanta inizia a collaborare con importanti testate come Panorama, Tempo Illustrato, L’Espresso e Paese Sera, distinguendosi per le sue inchieste approfondite e il suo stile diretto e rigoroso. È stato inviato speciale e ha seguito alcuni dei temi più delicati della storia italiana, tra cui la Resistenza, il terrorismo e lo stragismo.
Fini si è anche affermato come saggista e curatore editoriale: è stato direttore della Collana d’attualità di Feltrinelli, dove ha ospitato opere di grande rilievo come il libro di Camilla Cederna “Giovanni Leone, la carriera di un Presidente”. Tra le sue pubblicazioni più note figurano “Gli americani in Italia” (con Roberto Faenza), “La forza della democrazia” (con Corrado Stajano), “Guerriglia nell’Ossola”, “Le bombe di Milano”, “Valpreda processo al processo” e “Viva il Cile”.
La sua attività di studioso lo ha portato a essere considerato uno dei maggiori esperti italiani di Resistenza e storia contemporanea, apprezzato per la sua capacità di analisi e per l’impegno civile che ha sempre caratterizzato il suo lavoro.
Marco Fini ha avuto due figli dalla giornalista Michela Fini, tra cui Cosimo, noto come Guè. Nonostante le differenze tra il mondo della cultura e quello della musica rap, il legame tra padre e figlio è stato molto forte. Guè ha spesso descritto il padre come un uomo “particolare, eccentrico, difficile da capire”, ma anche come una figura fondamentale nella sua formazione. Marco Fini ha trasmesso al figlio l’amore per la cultura, la curiosità intellettuale e il valore della conoscenza, elementi che Guè ha riconosciuto come parte integrante del suo percorso, anche se espresso in forme diverse.
In alcune interviste, Guè ha raccontato che il padre era molto orgoglioso dei suoi successi, pur mantenendo uno spirito critico e indipendente: “Quando vado su una rete nazionale si commuove, nonostante tutto quello che la gente gli dice su suo figlio lui è contento, e non è retorica”. Anche gli amici del rapper erano molto legati a Marco Fini, di cui conservano uno splendido ricordo.
Marco Fini ha lasciato un’impronta profonda nel giornalismo italiano, grazie alla sua integrità, alla passione per la verità e all’impegno civile. Il suo esempio continua a vivere nel ricordo del figlio Guè, che ne ha raccolto l’eredità di curiosità e indipendenza, portando avanti con orgoglio il nome di famiglia in un ambito completamente diverso ma altrettanto significativo.
La storia di Marco Fini è quella di un uomo che ha saputo coniugare cultura, impegno e originalità, lasciando un segno indelebile sia nella società italiana che nella vita di chi gli è stato vicino.