Il nome di Massimo Bossetti è ormai legato indissolubilmente a uno dei casi di cronaca più discussi e seguiti d’Italia: l’omicidio di Yara Gambirasio. Un volto sconosciuto fino al 2014, quando, da muratore di provincia e padre di famiglia, venne arrestato con l’accusa di aver ucciso la giovane ginnasta tredicenne scomparsa a Brembate di Sopra nel novembre 2010.
Bossetti è nato il 28 ottobre 1970, gemello di Laura Letizia, e ha condotto una vita apparentemente tranquilla a Mapello, nel Bergamasco. Padre di tre figli, marito affettuoso e lavoratore preciso, la sua esistenza era fatta di routine, cantiere e famiglia. Ma tutto è crollato il 16 giugno 2014, quando venne prelevato da un’impalcatura e identificato come il famigerato “Ignoto 1” grazie al DNA rinvenuto sul corpo di Yara.
Chi era davvero Massimo Bossetti prima dell’arresto? E oggi, cosa fa in carcere il muratore di Mapello? Scopriamolo insieme.
La scomparsa di Yara Gambirasio, avvenuta il 26 novembre 2010, scosse l’Italia intera.
Il corpo della giovane venne ritrovato tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, in un campo a Chignolo d’Isola. Le indagini furono complesse, lunghe e basate principalmente su un’analisi genetica senza precedenti. Proprio il DNA prelevato dagli indumenti della vittima condusse a Ignoto 1, poi identificato in Massimo Bossetti.
Le indagini fecero emergere una verità familiare sconvolgente: Bossetti non era figlio biologico dell’uomo che lo aveva cresciuto, ma di Giuseppe Guerinoni, un autista morto anni prima. Una scoperta che alimentò non solo le cronache, ma anche l’immaginario pubblico.
Nonostante la condanna all’ergastolo confermata in Appello e Cassazione, Bossetti ha sempre proclamato la sua innocenza. Sua moglie, Marita Comi, e sua madre Ester Arzuffi, continuano a sostenerlo. Ester ha anche affermato di essere stata vittima di una possibile inseminazione artificiale senza il suo consenso, pur di negare il legame con Guerinoni.
Massimo Bossetti si è sempre definito un uomo semplice, devoto alla famiglia, ma in tribunale è emerso un ritratto più complesso. Durante i processi e nelle perizie psichiatriche, è stato descritto come freddo, distaccato, privo di empatia visibile, caratteristiche che per alcuni potrebbero indicare tratti narcisistici o un disturbo della personalità.
Le fotografie di repertorio mostrano un uomo curato, con sopracciglia tinte, pizzo scolpito e una certa ossessione per l’aspetto fisico. Un dettaglio curioso, quello delle lampade abbronzanti di cui usufruiva di nascosto per non litigare con la moglie. Sono tutti indizi di una personalità forse più sfaccettata di quanto appaia.
C’è chi lo ha definito un “animale a sangue freddo”, e chi invece lo vede solo come un uomo comune travolto da una tempesta giudiziaria. La verità psicologica di Bossetti resta uno degli aspetti più inquietanti e affascinanti del caso Yara.
Oggi Massimo Bossetti è detenuto nel carcere di Bollate, dove ha cercato di ricostruire una nuova quotidianità. Partecipa attivamente alla vita carceraria: lavora per un’azienda che produce macchine da caffè industriali, partecipa a concorsi culinari e letterari e trascorre molte ore in biblioteca.
L’omicidio di Yara ha sempre diviso tra innocentisti e colpevolisti. Per la giustizia è stato Massimo Bossetti a ucciderla.
— Quarto Grado (@QuartoGrado) November 29, 2024
In questi anni in carcere lui ha sempre lavorato e ora è stato inserito, insieme ad altri detenuti, in un progetto molto importante#Quartogrado pic.twitter.com/3Dk47mksBf
Ha raccontato di aver ritrovato un certo equilibrio: “A casa non avevo tempo, qui riesco a cucinare, a scrivere, a partecipare”. Ha anche partecipato al concorso Cuochi Dentro con una sua ricetta: “Sgranella alle noci con mele e limone”. Attività semplici, ma che lo aiutano a gestire la lunga detenzione.
Bossetti resta in contatto con la famiglia: la moglie e i tre figli, oggi adolescenti e giovani adulti, non hanno mai smesso di credere nella sua innocenza. Nonostante tutto, la sua immagine resta ambigua: un padre premuroso o un killer a sangue freddo? Le opinioni pubbliche restano divise.