Lorenzo Venera, conosciuto al pubblico con il nome d’arte “Amnesia”, è tornato tristemente alla ribalta delle cronache per un’inchiesta giudiziaria che lo vede imputato di gravi accuse di maltrattamenti e minacce nei confronti della sua ex compagna. Dalla notorietà televisiva alla ribalta giudiziaria, la sua storia è oggi al centro di un processo che accende i riflettori sul tema della violenza domestica.
Lorenzo Venera ha 36 anni ed è originario di Grugliasco, in provincia di Torino. Cresciuto nell’hinterland torinese, ha sviluppato fin da giovane una passione per la musica rap, che lo ha portato a esibirsi con il nome “Amnesia” nei locali della zona e, successivamente, a tentare la strada del successo nazionale. La sua carriera, però, è stata segnata anche da problemi giudiziari: già nel 2014 era stato arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti, quando i carabinieri trovarono nella sua abitazione hashish, marijuana e una pianta di cannabis. In passato, inoltre, era stato condannato per violenza sessuale, seppure in un’ipotesi ritenuta di “minore gravità”.
Il grande pubblico ha conosciuto Lorenzo Venera grazie alla sua partecipazione, nel 2013, al talent show “Amici di Maria De Filippi”. Nel programma, si è fatto notare come rapper con il nome d’arte “Amnesia”, conquistando una certa popolarità tra i giovani e pubblicando anche un disco dal titolo “Dove va a finire”.
L’esperienza televisiva gli ha permesso di ottenere visibilità e di coltivare la sua passione per la musica, anche se la sua carriera artistica non ha mai raggiunto i vertici del panorama nazionale. Negli ultimi anni, la sua presenza sulle scene si era progressivamente affievolita, fino a scomparire quasi del tutto dai radar dello spettacolo.
Oggi Lorenzo Venera si trova protagonista di una vicenda giudiziaria che ha scosso l’opinione pubblica. L’ex rapper è a processo presso il Tribunale di Torino con l’accusa di maltrattamenti aggravati ai danni della sua ex compagna, episodi che, secondo l’accusa, sarebbero iniziati già nel 2021 e sarebbero proseguiti fino al 2024. La donna, che conviveva con lui dal 2017, ha raccontato in aula una lunga serie di episodi di violenza fisica e psicologica: schiaffi, pugni, insulti, minacce di morte, controllo ossessivo del telefono e della vita privata.
Tra i momenti più gravi, la giovane ha riferito di essere stata aggredita anche davanti alla figlia minorenne e di essere stata minacciata con un coltello alla gola. In una delle occasioni più drammatiche, Venera avrebbe pronunciato la frase: “Sarai la nuova Giulia Cecchetin”, evocando il tragico destino della giovane uccisa dall’ex fidanzato, una minaccia che ha profondamente scosso la vittima e l’opinione pubblica.
La spirale di violenza sarebbe culminata nella notte di Halloween del 2024, quando una vicina, allarmata dalle urla, ha chiamato i carabinieri. La donna e la figlia sono state allontanate dall’abitazione, mentre per Venera è scattato il “codice rosso” e l’arresto. Dopo alcuni giorni in carcere, la misura cautelare è stata trasformata in arresti domiciliari, dove si trova tuttora in attesa di giudizio. In aula, la testimonianza della vittima – corroborata anche dalle parole del padre, che ha raccontato di aver trovato la figlia con il collo pieno di lividi – ha ricostruito un clima di paura e sopraffazione durato anni.
Il processo, seguito con attenzione dai media, rappresenta un caso emblematico di violenza domestica e solleva interrogativi profondi sulla capacità delle vittime di denunciare e sulla risposta delle istituzioni. La sentenza di primo grado è attesa entro l’estate.