L'obiettivo politico è duplice: raggiungere il quorum per la validità della consultazione elettorale e assestare una spallata al governo Meloni, portando alle urne il maggior numero di elettori.
I Referendum abrogativi 2025 si sono trasformati in un test elettorale fondamentale per maggioranza e opposizione.
L'opposizione di centrosinistra ha trasformato la consultazione in un vero e proprio banco di prova per il governo guidato da Giorgia Meloni. Non si tratta solo di votare sui contenuti dei cinque quesiti referendari, ma anche – e soprattutto – di misurare il consenso politico attuale. Per tutta risposta, il governo ha condotto una serrata campagna per l'astensionismo con l'obiettivo di tenere gli elettori lontano dalle urne.
L'asticella per la 'vittoria' per il centrosinistra è ambiziosa, portare almeno 12,4 milioni di elettori alle urne, tanti quanti furono gli elettori che nel 2022 votarono il centrodestra alle Elezioni Politiche. Centrare l'obiettivo, o comunque avvicinarcisi, potrebbe rappresentare la svolta di cui il campo largo necessita per iniziare a insidiare concretamente la leadership del centrodestra.
Si vota oggi e domani (domenica 8 e lunedì 9 giugno) in tutta Italia per i cinque quesiti referendari sul lavoro e sulla cittadinanza, in concomitanza con i ballottaggio per il secondo turno delle amministrative.
In gioco c'è molto di più della vittoria, o, della bocciatura dei quesiti referendari. In prospettiva, con i Referendum 2025 è in gioco un pezzo di leadership del Paese in vista delle Elezioni Politiche del 2027.
Lo sanno a destra e lo sanno a sinistra, ecco perché il metro di paragone a cui tutti guarderanno sarà quello dell'affluenza alle politiche 2022. Nel settembre di tre anni fa l'affluenza fu del 63,8%. Il centrodestra ottenne il 43,8% dei voti pari a circa 12,4 milioni di voti.
L'obiettivo politico del centrosinistra è quindi duplice: raggiungere il quorum affinché i referendum siano validi (devono votare almeno il 50% +1 degli aventi diritto) e lanciare un segnale forte al governo Meloni con il raggiungimento della soglia simbolica delle preferenze raccolte dal centrodestra alle politiche del 2022.
Con il voto di oggi si apre per il Paese la lunga campagna elettorale che porterà alle Elezioni Politiche dell'autunno del 2027.
La partita dei Referendum abrogativi sarà fondamentale per il progetto del campo largo, che dopo la manifestazione pro-Gaza - di sabato 7 giugno a Roma - ha delineato con nettezza il suo nucleo fondamentale composto da PD, M5S e AVS, con l'appoggio di Cgil e associazionismo progressista.
La piattaforma che ha debuttato ieri a Piazza San Giovanni sarà la base di partenza intorno a cui costruire una coalizione più ampia (Italia Viva, Azione, +Europa) per battere il centrodestra. Il voto di oggi e domani in questa ottica rappresenta il primo banco di prova della fiducia nei confronti del nuovo progetto politico.
Per il centrosinistra raggiungere il quorum e portare 12 milioni di elettori alle urne, nonostante la campagna per il non voto della destra, sarebbe un successo politico importantissimo perché indicherebbe una mobilitazione significativa dell'elettorato progressista, un potenziale calo di consenso per la maggioranza e l'inizio di un possibili riequilibrio politico in vista delle prossime elezioni. La vittoria dei sì ai cinque quesiti, infine, sarebbe la classica ciliegina sulla torta.
Il centrodestra è consapevole dell'importanza politica del voto di oggi e nelle ultime settimane ha condotto una serratissima campagna elettorale per il non voto, cercando di buttare la palla nel campo avversario, evidenziando le divisioni nel PD sul quesito sul Jobs Act.
Una consapevolezza che ha spinto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a sbilanciarsi. Durante la parata del 2 giugno, la premier ha dichiarato che si recherà a votare ma non ritirerà le schede per non contribuire al raggiungimento del quorum. Una scelta ponderata da parte di Meloni, che, se ha scelto di esporsi, è perché è consapevole che questi referendum abrogativi potrebbero rappresentare un'insidia per la sua maggioranza.
Ecco perché il centrodestra e la presidente del Consiglio Meloni hanno scelto di non legittimare il referendum, invitando indirettamente (e talvolta esplicitamente) i cittadini a non andare a votare, puntando così a far fallire il raggiungimento del quorum.