08 Jun, 2025 - 14:11

Cartelle esattoriali: quando decadono e il debito non è più dovuto

Cartelle esattoriali: quando decadono e il debito non è più dovuto

Cartelle esattoriali: non sempre chi riceve una richiesta di pagamento da parte dell’Agenzia delle Entrate Riscossione è davvero obbligato a saldare il debito. In alcuni casi, infatti, la cartella può decadere, e la somma richiesta non è più dovuta. Ma come funziona esattamente la decadenza? Chi riguarda? E quali sono i termini entro cui l’agente della riscossione deve agire?

Quando un ente pubblico (Stato, Comune, Inps, ecc.) vanta un credito e non riesce a riscuoterlo spontaneamente, affida l’incarico all’agente della riscossione, oggi individuato nell’Agenzia delle Entrate - Riscossione (Ader). Quest’ultima può notificare cartelle esattoriali o avvisi di presa in carico, strumenti che, in caso di mancato pagamento, consentono il recupero forzoso del credito: pignoramenti, fermi, ipoteche.

Tuttavia, se la notifica non avviene entro determinati termini, la cartella esattoriale decade e il debito diventa nullo.

Cosa succede dopo la notifica della cartella? Come si può pagare o rateizzare il debito? In quali casi l’azione dell’Ader è inefficace per decorrenza dei termini? Prima di dare una risposta esauriente ai diversi quesiti, vi lasciamo al video YouTube di Angelo Greco sull'argomento.

Notifica della cartella esattoriale: cosa succede dopo

Una volta notificata la cartella esattoriale, se il contribuente non provvede al pagamento delle somme richieste, l’Agenzia delle Entrate – Riscossione può procedere al pignoramento dei beni intestati.

Bisogna fare attenzione: con la riforma della riscossione, non è sempre necessaria la cartella. Gli atti di accertamento notificati da Agenzia delle Entrate, Inps o Comuni possono valere come titolo esecutivo. In questi casi, l’agente della riscossione invia direttamente un avviso di presa in carico, che comunica l’avvio della procedura di recupero forzoso.

Tale avviso sostituisce progressivamente la cartella esattoriale. Tuttavia, anche per l’avviso, esiste un termine entro cui deve essere notificato. Se Ader non lo rispetta, la pretesa di pagamento è nulla. Il contribuente può impugnare la richiesta e chiedere l'annullamento.

Cartelle esattoriali, come si paga il debito 

La riscossione dei debiti può avvenire solo dopo la notifica della cartella esattoriale o dell’avviso di presa in carico. Le modalità di recupero previste dalla legge includono:

  • Iscrizione dell’ipoteca su beni immobili, per debiti superiori a 20.000 euro;
  • Pignoramento della casa, ma solo se non è l’unica abitazione e per importi sopra i 100.000 euro;
  • Pignoramento del quinto dello stipendio o della pensione;
  • Fermo amministrativo sull’auto, usato per debiti di importo ridotto;
  • Pignoramento del conto corrente del debitore;
  • Pignoramento presso terzi, come clienti o committenti del contribuente.

È possibile anche chiedere una rateizzazione, con un piano di pagamento concordato con Ader, purché siano rispettati determinati requisiti reddituali e patrimoniali.

Decadenza cartella esattoriale: come riconoscerla

Il vizio di decadenza può rendere nullo il debito contenuto in una cartella esattoriale. La decadenza scatta se l’agente della riscossione non notifica l’atto entro il termine previsto dalla legge, che varia a seconda della natura del credito.

Da non confondere con la prescrizione, che è il termine entro cui il credito può essere riscosso dopo la notifica. La decadenza, invece, riguarda il momento iniziale: la notifica stessa.

Ecco i principali termini di decadenza da rispettare:

  • Accertamento divenuto definitivo - notificare entro il 31 dicembre del secondo anno successivo
  • Liquidazione automatica - entro il 31 dicembre del terzo anno dalla presentazione della dichiarazione
  • Controllo formale - entro il 31 dicembre del quarto anno successivo
  • Violazione del codice della strada - entro due anni dalla consegna del ruolo
  • Omesso versamento contributi Inps:
    • entro il 31 dicembre dell’anno successivo a quello fissato per il versamento se si tratta di contributi non versati dal debitore;
    • entro il 31 dicembre dell’anno successivo alla notifica del provvedimento se si tratta di contributi dovuti a seguito di accertamento;
    • entro il 31 dicembre dell’anno successivo a quello in cui il provvedimento è divenuto esecutivo in caso di contributi sottoposti a giudizio.

Se la notifica della cartella o dell’avviso di presa in carico avviene oltre questi limiti, il contribuente ha pieno diritto a contestarla.

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