09 Jun, 2025 - 17:59

Perché Maurizio Landini si è messo a ridere dopo la disfatta del rederendum? VIDEO

Perché Maurizio Landini si è messo a ridere dopo la disfatta del rederendum? VIDEO

Avrà riso per non piangere. O chissà, gli sarà scappata solo una risata isterica. Fatto sta che Maurizio Landini, il leader della Cgil promotore numero uno del referendum sul lavoro e sulla cittadinanza, promotore numero uno della consultazione popolare contro Renzi e il suo Jobs Act, è stato sorpreso dai cineoperatori che entravano a registrare qualche immagine nella sala riunioni del sindacato che dirige con un bel sorriso stampato sul viso.

Anzi: il segretario rideva proprio assieme agli altri componenti della sua segreteria. Tant'è che un operatore gliel'ha fatto notare: "Segretario, è sorridente..." E lui: "Certo! Sorridente..."

Landini, le risate dopo il flop del referendum

E insomma: ognuno la prende a modo suo. Le sconfitte sono così: classificano gli uomini e le donne tra chi le prende con una certa filosofia e chi le prende proprio male. Ebbene, Maurizio Landini, a quanto pare, l'ha presa benone questa debacle della sua Cgil e del resto del centrosinistra.

Fino all'altro giorno, quando veniva intervistato dai giornali, giurava che il quorum era a portata di mano; che nel Paese notava una grande partecipazione, un grosso interesse attorno ai cinque quesiti che miravano a cancellare il Jobs Act e a dimezzare i tempi per avere la cittadinanza.

I risultati di oggi gli hanno dato torto. Ma si sa: non c'è matrimonio senza una lacrima. E non c'è funerale senza una risata.

Landini si dimette?

Ora: nel 2016, all'indomani del referendum costituzionale perso 40 a 60 da Matteo Renzi, quest'ultimo è vero che non ha lasciato la politica come promise. Ma diede le dimissioni da segretario del Pd e da premier. Landini, invece, che farà? 

Intanto, una volta ricompostosi dalle risate, il segretario ha ripreso da dove ha lasciato: dicendo che in Italia c'è "una grande crisi democratica"; che c'è stata "irresponsabilità di chi ha fatto campagna per l'astensione"; che "non c'è stata la possibilità di parlare dei contenuti dei quesiti".

Insomma: tutte le scuse gli sono venute buone pur di non ammettere che, evidentemente, il mercato del lavoro non si riforma con un referendum e che il problema del mondo del lavoro italiano di oggi sono i salari più che i contratti a tempo determinato.

 

E comunque: il futuro del segretario ridens ora è tutto da scrivere.

Deciderà di dimettersi o continuerà la sua avventura alla guida della Cgil fino al 2027, fino a che non scadrà il suo secondo mandato e sarà il momento per il Partito Democratico di compilare le liste per le prossime elezioni politiche?  

Un posto in parlamento (o, comunque, un posto di primo piano nello scenario politico nazionale), di solito, è stata la buonuscita dei segretari della Cgil dopo la loro avventura alla guida del sindacato, da Sergio Cofferati a Guglielmo Epifani fino a Susanna Camusso. Ma, all'interno della Cgil, esiste un'alternativa a Landini?

Intanto, la sua ammissione è lapidaria:

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Abbiamo fallito l'obiettivo

Il futuro in politica

A gennaio 2027 scadrà il secondo mandato di Landini alla guida della confederazione. A quel punto, non potrà più ricandidarsi alla guida della Cgil. 

Di conseguenza, c'è chi giura che oltre alle porte aperte che avrebbe nel Partito Democratico, sarebbe benvenuto anche tra le fila del Movimento Cinque Stelle.

In questi anni di segreteria del sindacato, grazie ai suo radicalismo e ai toni spesso populistici, Landini ha saputo nutrire anche un certo feeling con il partito di Giuseppe Conte, un'altra formazione, quindi, che potrebbe garantirgli un futuro in politica. E che, evidentemente, gli permette di ridere anche nel momento peggiore: quando la sua avventura alla guida della Cgil ha fatto segnare il suo canto del cigno. 

 

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