Ma cosa c'era scritto sul cartello dedicato a Giorgia Meloni al Pride di Roma che ha indignato tanto Fratelli d'Italia e la destra? In pratica un gioco di parole: si vede il volto della premier e sotto la scritta "Amica dei dicktators", alludendo ai dittatori, in inglese dictators, ma anche al dick, con l'aggiunta della k, che sempre in inglese va ad indicare il genitale maschile.
E insomma: non proprio il massimo del bon ton. Ma visto che lungo il corteo del Pride romano si sono visti anche altri cartelli di dubbio gusto (come quello, davvero senza fantasia, dedicato a Italo Bocchino), perché proprio questo ha infuocato la polemica politica dello scorso weekend?
Beh, perché il cartello in questione è stato tenuto in mano da due rappresentanti di Più Europa: il capogruppo alla Camera Riccardo Magi e il presidente Matteo Hallissey.
E così, beccati da fotografi e teleoperatori, la polemica ci ha messo poco a divampare. Fratelli d'Italia l'ha subito ripresa sui suoi social così
"L'ipocrisia di certa sinistra non ha limiti", ha denunciato il partito della premier. Con questo, riaprendo un vecchio fronte di polemica: perché quando vengono vilipese le donne di sinistra si pretende (giustamente) la solidarietà totale di tutti e quando invece sono offese le donne di destra la cosa viene o ignorata o derubricata?
Ora: per levarsi dall'impiccio, Matteo Hallissey, in pratica, ha detto che scherzava: che quel cartello era ironico
Poi, la butta in politica: ma come? Proprio la destra che sostiene Musk nella sua politica della libertà totale sui social poi si indigna per un cartello a una manifestazione?! è stato il filo rosso del suo ragionamento:
La risposta di Riccardo Magi a Fratelli d'Italia, invece, è arrivata in maniera indiretta. Il parlamentare di Più Europa, quasi come dire a nuora affinché suocera intenda, se l'è presa con Carlo Calenda, reo di aver difeso Fratelli d'Italia
Ma come aveva commentato l'episodio Carlo Calenda per attirare l'antipatia di Magi? Con queste parole:
La frittata che ha coinvolto l'opposizione si è poi completata con il portavoce del partito Liberal-democratico Luigi Marattin: anche a lui il cartello non è piaciuto: