Tra pochi giorni il Parlamento Europeo dovrà decidere sulla richiesta di revoca dell'immunità parlamentare presentata dall'Ungheria nei confronti di Ilaria Salis.
Il 24 giugno, la commissione giuridica dell'europarlamento dovrebbe comunicare la propria decisione in merito alla posizione dell'attivista italiana al centro di un duro braccio di ferro con il governo ungherese.
In caso di revoca, per Ilaria Salis potrebbe riprendere il processo che la vede imputata a Budapest con l'accusa di lesioni aggravate e - nella peggiore delle ipotesi - potrebbe ritornare in carcere nella capitale magiara. L'attivista italiana era stata scarcerata nel giugno del 2024, dopo più di un anno di detenzione preventiva, a seguito della sua elezione al Parlamento Europeo.
In un video postato nelle scorse ore sui suoi canali social, l'esponente di AVS ha fatto un appello ai colleghi europarlamentari per difendere la propria libertà, dividendo ancora una volta l'opinione pubblica italiana.
Cosa rischia davvero Ilaria Salis in caso di revoca dell'immunità? E cosa ha chiesto ai suoi colleghi in Europa?
Ilaria Salis è stata eletta al Parlamento Europeo nel giugno del 2024, con 178mila voti. Al momento dell'elezione, l'attivista italiana, si trovava agli arresti domiciliari a Budapest, dopo oltre un anno di carcere preventivo. Grazie all'immunità garantita dal suo nuovo status di europarlamentare, fu immediatamente scarcerata e le fu consentito di ritornare in Italia.
Nell'ottobre 2024, il governo ungherese presentò al Parlamento di Strasburgo una richiesta di revoca dell'immunità, richiesta attualmente al vaglio della commissione giuridica UE.
Ilaria Salis è accusata dai giudici ungheresi di lesioni aggravate, per una presunta aggressione ai danni di due manifestanti neofascisti durante il corteo del “Giorno dell'onore”, tenutosi nel febbraio del 2023 nella capitale magiara. Accuse che l'eurodeputata italiana ha sempre negato, dichiarando la propria innocenza e rifiutando un patteggiamento che prevedeva una condanna a 11 anni di reclusione.
Durante il processo, fu portata in aula con manette ai polsi e ai piedi, suscitando indignazione a livello internazionale per le condizioni di detenzione considerate disumane. Il processo è stato sospeso dopo la sua elezione in Europa.
In caso di revoca dell'immunità, Ilaria Salis potrebbe essere nuovamente sottoposta a una misura cautelare. In caso di revoca della protezione parlamentare, non perderebbe il seggio in Parlamento, ma comporterebbe la possibilità per i giudici ungheresi di riprendere il processo a suo carico. Per la legge ungherese rischia una condanna fino a 24 anni di carcere.
Il 24 giugno la commissione giuridica del Parlamento Europeo si pronuncerà sulla richiesta di revoca dell'immunità nei confronti di Ilaria Salis. La commissione Juri può decidere per il rigetto della richiesta del governo ungherese, per la revoca parziale (in questo caso non dovrebbe esserci il ripristino della misura cautelare), o per la revoca totale.
In quest'ultima ipotesi, la decisione dovrà essere approvata dall'Europarlamento in seduta plenaria. Alla prima sessione plenaria disponibile, l’Eurocamera dovrà esprimersi con un voto a maggioranza semplice.
La posizione dell'attivista italiana è estremamente delicata, poiché la richiesta di revoca del governo ungherese fa leva sul fatto che i fatti contestati sarebbero antecedenti alla sua elezione, quindi non soggetti a immunità. L'esito del voto è tutt'altro che scontato e i voti a sostegno della causa dell'attivista italiana potrebbero non essere sufficienti a garantirle il mantenimento della protezione parlamentare, aprendo per lei una fase di grande incertezza.
Nelle scorse ore Ilaria Salis ha diffuso un video messaggio sui suoi canali social, in cui fa appello ai suoi colleghi all'Eurocamera a sostenere la sua causa e a votare contro la richiesta di revoca della sua immunità.
Nel suo video si rivolge direttamente ai membri del Parlamento di Strasburgo, che entro fine mese potrebbero dover decidere sul suo futuro. Salis sostiene che il voto non riguarda solo la sua libertà personale, ma la difesa dello Stato di diritto in Europa. Afferma che il processo contro di lei sarebbe una farsa politica, non un atto di giustizia. Ricorda i 15 mesi di detenzione preventiva in condizioni disumane e definisce l’immunità una protezione contro la persecuzione politica.
Conclude chiedendo all’Europarlamento di scegliere tra democrazia e autoritarismo.