Resta alta la tensione nel centrodestra sul terzo mandato in attesa di un vertice tra leader, che tanto i favorevoli quanto i contrari continuano a considerare risolutivo. Nonostante la spaccatura in maggioranza non mostri segni di ricomposizione. Da una parte, la Lega non sembra mollare la presa e sarebbe pronta a ripresentare per la quinta volta in Parlamento una proposta per superare il limite dei due mandati. Dall'altra, Forza Italia continua a ribadire il suo secco 'no'. Dopo l'apertura di Fratelli d'Italia, interviene il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani. "La Lega insiste", riconosce il ministro. Che poi lancia l'alert: "Quando ci sarà una proposta la valuteremo, ma attenzione perché i tempi sono stretti, se c'è un'iniziativa va presentata in tempi molto rapidi. Se si vuole fare qualcosa, il tempo rischia di essere poco". Nelle fila di FI, le parole dell'esponente di FdI suonano come un avvertimento diretto a via Bellerio. "La pietra tombale sulle speranze della Lega", ragiona qualche deputato azzurro in Transatlantico. E il vicepremier Antonio Tajani tiene alto il muro: "Noi siamo contro perché ci sono incrostazioni di potere che rischiano di essere dannose per la democrazia". Il vicepremier insiste sulla 'politicità' della contesa aperta nel centrodestra. “Non siamo al mercato - chiarisce - e non cambio posizione sul terzo mandato se mi danno il sindaco di Verona o il sindaco di Milano. Quello che ci spetta ce lo prendiamo con i voti. Le trattative sono sempre politiche, non per la spartizione di potere".
Nel braccio di ferro, Tajani punta dunque sui contenuti. "Se io devo accettare una cosa che non è nel programma - spiega il leader riferendosi al terzo mandato - è ovvio che poi gli alleati devono accettare una cosa che non è nel programma che noi proponiamo, per esempio. Ma non è una questione di baratto, non sono uno che si vende per un piatto di lenticchie”. Insomma, FI rigetta l'ipotesi che nella trattativa possano rientrare concessioni sulla scelta dei candidati, alle amministrative così come alle Regionali. Semmai, fa notare un azzurro di peso, "la questione è di metodo: se si discute sul terzo mandato, allora possiamo discutere anche delle nostre proposte che sono fuori dal programma come lo Ius Scholae".