Solo Dio (o chi per lui) sa cosa succederà sul cielo sopra Teheran nelle prossime ore. Ma tutto è pronto per l'attacco definitivo al regime degli Ayatollah, tutto è pronto per stanare Khamenei.
Gli Usa hanno reso noto che hanno pronte le loro portaerei, i caccia e i superbombardieri. E, con tutta evidenza, data la sua posizione geografica strategica sul Mediterraneo, un attacco a stelle e strisce vedrà coinvolta anche l'Italia. Non a caso il nostro Paese ospita le basi Nato più importanti per le operazioni militari in Medio Oriente.
Ma qualsiasi coinvolgimento italiano come sarà ufficializzato? Giorgia Meloni, dopo il vertice del G7 in Canada durante il quale ha avuto modo di parlare a quattr'occhi con il presidente Trump, ha lasciato aperta ogni possibilità.
Oggi, in ogni caso, il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha specificato che ogni ruolo che sarà assegnato all'Italia per l'attacco all'Iran sarà discusso in Parlamento.
Nessuno può prevedere l'evolversi dello scenario di guerra a Teheran. Ma se all'Italia sarà chiesto di fare la sua parte per l'attacco finale al regime degli ayatollah, sarà convocato subito il Parlamento: l'assemblea su cui è fondato il nostro ordinamento sarà chiamata a discutere delle regole d'ingaggio che potranno essere accettate.
A spiegarlo è stato il ministro Ciriani al Foglio:
è la dichiarazione che ha fatto mettere a verbale questa mattina.
Ad oggi, le basi militari italiane non sono in allerta. Ma la politica sì:
ha puntualizzato ancora il ministro per i rapporti col Parlamento.
Del resto, il passaggio sarebbe obbligato anche perché lo richiede il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, capo delle forze armate e figura che presiede il nostro Consiglio supremo di Difesa.
Se la situazione sullo scenario di guerra non precipita improvvisamente, la road map che dovrebbe essere seguita per ratificare il coinvolgimento dell'Italia nell'operazione Regime Change a Teheran prevede un incontro tra il presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Al più tardi, le due massime cariche istituzionali si incontreranno martedì 24 giugno, prima del Consiglio Europeo fissato subito dopo e prima, soprattutto, del vertice Nato dell'Aia.
Sul tavolo, naturalmente, il ruolo delle basi italiane di Sigonella, Napoli, Aviano e Vicenza.
Ogni base Nato italiana ha delle specificità militari strategiche, la più importante delle quali è quella dei rifornimenti dei caccia americani. Ma anche i sommergibili e un'eventuale operazione di terra con il coinvolgimento dei paracadutisti vedrebbe le basi italiane giocare in un ruolo fondamentale.
Un quesito, a questo punto, si fa largo da sé: un nostro coinvolgimento aumenterebbe i rischi per l'Italia?
A questa domanda ha risposto il ministro Crosetto qualche giorno fa, dicendo che l'intelligence lavora già con il massimo livello di attenzione per garantire la nostra sicurezza. Questo, soprattutto sul fronte di un eventuale attacco terroristico.
Quanto, invece, a un attacco missilistico, come fatto balenare dall'ambasciatore israeliano Jonathan Peled (nei giorni scorsi ha dichiarato che l'Iran aveva la capacità di mettere nel mirino Roma, Parigi e Londra), molto probabilmente, il "lavoro sporco" (per dirla con il Cancelliere tedesco Merz) fatto da Israele in questi giorni, dovrebbe averlo già scongiurato.
L'esercito di Netanyahu avrebbe neutralizzato 1100 obiettivi militari in Iran. E dovrebbe aver azzerato la capacità iraniana di colpirci nel nostro territorio.