Meglio prepararsi in tempo: la lista della spesa, per così dire, è bell'e pronta. E dato che potrebbe essere l'ultima, non bisogna dimenticarsi nulla: è una questione di vita o di morte.
Se scoppia la terza guerra mondiale e bisognerà riparare in qualche bunker o comunque in un rifugio antiatomico sottoterra per evitare di rimanere vittime di bombe e missili, bisognerà portare con sé tutto l'indispensabile per la sopravvivenza di almeno 72 ore.
Meglio pensarci a mente fredda, quindi. E mettere a vista d'occhio le cose che davvero ci sono indispensabili.
Del resto, solo a marzo scorso la Commissaria Ue Hadja Lahbib ha presentato il suo kit di sopravvivenza, facendo un video su cosa mettere nello zaino. E da qualche giorno circola la lista dei Paesi sicuri: peccato che non comprenda l'Italia.
E allora: iniziamo proprio con la lista dei Paesi sicuri. In cima alla lista dove organizzare le prossime vacanze estive all'insegna della sicurezza geopolitica c'è l'Islanda, l'isola mille miglia lontana da ogni altro Paese e dove, bene o male, c'è sempre del pesce fresco da mangiare.
Al secondo posto ci sono le Isole Fiji: immerse nell'Oceano Pacifico, nomen omen.
A qualche migliaio di chilometri, sempre in quel mare, c'è Tuvalu che aspetta di essere scoperta.
Al quarto posto dei Paesi sicuri, invece, c'è il Bhutan: niente più mare. Ma montagna, alta montagna: circondati dalle vette dell'Himalaya.
Per il quinto posto, invece, si torna a zero metri sul livello del mare: si indica la Costa Rica.
Se si ama il freddo, invece, si può sempre pensare di fare un salto in Antartide.
E tuttavia: noi italiani abbiamo a un passo la Svizzera, settimo Paese considerato sicuro in caso di escalation definitiva. Nei cantoni, ogni casa ha un suo bunker. Come per noi può essere una cantina o un posto auto.
Se si preferisce un po' più di calore umano, poi, si può sempre pensare alla verde Irlanda.
Se si avrà la possibilità di viaggiare in aereo di un bel po' di ore, la Nuova Zelanda: magari scapperà anche una partita di rugby.
Decimo e ultimo Paese sicuro in caso di terza guerra mondiale, infine, è l'Indonesia.
In tutti questi Paesi, non avrete bisogno di preparare alcun kit di sopravvivenza. Ma se rimanete in Italia, sì. Questo anche se l'irrilevanza politica del nostro Paese è ormai un dato di fatto.
Però diciamoci la verità: in Italia, c'è una certa reticenza solo a pensare di finire in un rifugio antiatomico. Nel 1985, di fronte agli ultimi brividi della guerra fredda, con la sua proverbiale ironia, Luciano De Crescenzo, nel film "Il mistero di Bellavista", la mise così: con un rifugio occupato da una famiglia di terremotati
Secondo il personaggio impersonato da Marina Confalone, poi, un bunker o se lo fanno tutti o nessuno
Ma, giusto 40 anni dopo, ora che si riprone il dilemma: cosa portarci dentro?
Quarant'anni dopo il saggio filosofico di Luciano De Crescenzo, esistono dei siti specializzati, come Italian Prepper, che indicano le cose da non lasciare a casa prima di un attacco atomico.
Ma la lista ufficiale per resistere almeno 72 ore l'ha fornita l'Unione Europea.
Essa comprende occhiali da vista, documenti in una busta impermeabile, una torcia, fiammiferi (o un accendino), bottiglie d'acqua, un coltellino svizzero a 18 funzioni, farmaci, soldi in contanti, un caricatore, un power bank, carte da gioco, una piccola radio e poi le scorte di cibo: pasta e pomodori in primis.
Tuttavia, Bruxelles, in tempi non sospetti, ha fatto sapere anche che spetta agli Stati membri definire ancor più nel dettaglio, sulla base delle singole posizioni geografiche e geostrategiche, cosa mettere nello zaino. E chissà se l'Italia ha fatto i compiti in casa.