Niente da fare: il terzo mandato non s'ha da fare per Fratelli d'Italia. La Lega di Matteo Salvini è costretta a subire e a incassare il fatto che in Veneto, quando il prossimo autunno si tornerà a votare, dovrà scegliere un altro cavallo su cui puntare, diverso da Luca Zaia.
Ieri, il Carroccio ha giocato la carta della disperazione: quello di un emendamento che rimetteva in gioco i presidenti di Regione che già governano da dieci anni. Ma lo stop alla sua mossa è arrivato da uno dei più autorevoli dirigenti di Fratelli d'Italia, il presidente del Senato Ignazio La Russa.
Il Carroccio non sa più in che direzione andare per arrivare alla meta del terzo mandato, vale a dire alla cancellazione del tetto delle legislature che possono svolgere gli amministratori locali.
Ieri, i suoi uomini hanno presentato un emendamento al ddl sui consiglieri regionali con l'obiettivo di giungere in extremis ai tre mandati per i presidenti delle Regioni a statuto ordinario. Ma Salvini e company hanno dovuto prendere atto che i loro alleati di Fratelli d'Italia e Forza Italia hanno tutt'altro parere a tal proposito.
Ma con quali parole ieri il presidente del Senato Ignazio La Russa ha posto fine ai sogni di gloria della Lega? Ai giornalisti che gli hanno chiesto del terzo mandato, ha risposto così:
Come dire: buonanotte.
Ma, nello specifico, l'emendamento della Lega cosa chiedeva?
In pratica, si trattava di modificare la legge n.165 del 2 luglio 2004 ammettendo il terzo mandato per i presidenti delle Regioni a statuto ordinario. All'esame della commissione Affari costituzionali del Senato con primo firmatario il senatore Paolo Tosato, il testo chiedeva di sostituire l'espressione "secondo mandato" con "terzo mandato" nell'articolo 2 della legge 165 nel paragrafo inerente la "non immediata rieleggibilità dei presidenti di Regione".
Ma non c'era solo la proposta di questa modifica: il testo della Lega, infatti, aggiungeva che la norma si applicava "in ciascuna Regione a statuto ordinario con riferimento ai mandati successivi all'adozione della prima legge regionale intervenuta in materia elettorale dopo l'entrata in vigore della legge n.165 del 2 luglio 2004".
Il giorno della verità dovrebbe essere in ogni caso domani: giovedì 26 giugno, quando in commissione si dovrebbe procedere all'esame e anche al voto di tutti gli emendamenti proposti al ddl consiglieri, ha avuto modo di spiegare il presidente della commissione affari Costituzionali, Alberto Balboni.
Il senatore leghista Paolo Tosato, intanto, ha iniziato a mettere le mani avanti
Per qualcuno, lo stop al terzo mandato coinciderà con lo stop allo ius scholae nell'ambito della riforma della cittadinanza sostenuto da Forza Italia. Il Governo Meloni, quindi, sarà prigioniero dei veti incrociati? Sempre Tosato ha fatto presente: