"Dormiva su un letto da marinaio perché, diceva, "mi ricorda gli anni di galera": era poco più di una branda, stretta e scomoda, sotto la quale c´era un cassetto in cui custodiva una vecchia bandiera socialista. Sulla parete, il ritratto di un pastore davanti a un tavolo spoglio, con un pezzo di pane come magro pasto, e pure quel dipinto gli era caro perché lo riportava alle durezze del carcere. E c´era poi il resto di quanto arredava i 37 metri quadri del suo alloggio in affitto e che dava la misura della sua semplicità austera e dunque dei suoi valori: un piccolo salotto ottocentesco, molti libri, alcuni doni un po´ kitsch della gente comune, una raccolta di pipe e la luce che entrava dalle finestre spalancate sulla fontana di Trevi". Marzio Breda, sul Corriere della Sera, descrive l'abitazione romana di Sandro Pertini.
Quella mansarda è rimasta vuota da quando, nel 2005, è morta la consorte Carla Voltolina ma dal 3 luglio diventerà un centro di memoria e cultura dedicato al settimo presidente della Repubblica e alla moglie. Si chiamerà "Casa Pertini‐Voltolina". È un'iniziativa di educazione civica che si incrocia con un doppio anniversario pertiniano: i 35 anni dalla morte e i 40 da quando lasciò il Quirinale. "Accadeva il 29 giugno 1985 e in quelle ore - scrive Breda - il partigiano Sandro volle partire con Carla per Nizza, suo rifugio durante l´esilio dal fascismo e dove aveva un pied‐à‐terre in Rue Pastorelli. Un modo per sfuggire dalla commozione sua e di moltissimi cittadini, che l´avevano salutato dalla piazza sulla quale si affacciava il suo ufficio. Lui aveva guardato la folla e si era asciugato una lacrima mentre sfilava, le spalle curve, davanti ai corazzieri per l´ultima volta. La sua presidenza aveva segnato un cambio d´epoca". E quel "partigiano come presidente", canta Francesco De Gregori, i cittadini non lo hanno dimenticato.