01 Jul, 2025 - 14:20

Parola dopo parola si studia per diventare più stupidi?

Parola dopo parola si studia per diventare più stupidi?

 “Google ci rende stupidi?”. E’ il titolo di un libro uscito quindici anni fa ma la domanda non suscitò il dibattito che meritava. Ne parla Giuseppe Trapani sul quotidiano “Il Riformista” che rilancia quel dubbio: “L’ipertrofia dell’informazione digitale ci stava rubando concentrazione, profondità, capacità di pensiero lungo. Poi, come spesso accade da noi, il dibattito si polarizzò rapidamente e le avvisaglie degli studiosi vennero subito taggate come apocalittiche. Nel frattempo sono arrivati gli smartphone tutto-fare, l’infodemia permanente e i social dominanti, i server colmi di idiozie e l’inondazione di odio e fake news, fino agli odierni video da trenta secondi (quando va bene) e alla dittatura dell’algoritmo”.

In rete devi esserci tanto per lasciare un segno

La situazione è molto peggiorata rispetto a quindici anni fa “perché non si tratta più soltanto di cercare e fruire informazioni, ma di produrre contenuti e di scrivere  indipendentemente dal fatto che si abbia o meno cognizione di causa. Ed è qui che scatta il cortocircuito: non sai, ma devi esserci in rete. Non ti serve sapere, analizzare e approfondire; basta lasciare un segno nella rete, purché sia, magari delegando il contenuto a un’intelligenza artificiale. Come sta già accadendo – ce lo racconta la cronaca – con valutazioni scolastiche, tesi universitarie e produzioni in ambito lavorativo.  Di conseguenza ci si chiede se stiamo diventando meno lucidi, meno autonomi e vigili. Ma forse la domanda è già superata, perché il rischio non è tanto che l’intelligenza artificiale ci renda stupidi: il rischio vero è che ci addestri a esserlo, un giorno dopo l’altro, parola dopo parola”. Insomma, si studia per diventare stupidi?

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