Attore, produttore e vincitore di due premi Oscar, Michael Douglas ha comunicato ieri di non voler più recitare, perché non vuole essere "uno di quelli che muore sul set".
Figlio d’arte e protagonista di film di culto come Wall Street, Basic Instinct e Traffic, ha costruito una carriera solida che gli ha garantito fama e successo economico. Il suo patrimonio è stimato attorno ai 350 milioni di dollari, frutto non solo del lavoro sul set, ma anche di produzioni cinematografiche, investimenti immobiliari e contratti pubblicitari.
Scopriamo di più sulla sua ricchezza costruita nel tempo.
Quando pensi a Michael Douglas, cosa ti viene in mente? Forse Gordon Gekko che pontifica sull'avidità in Wall Street. O magari il marito intrappolato nella spirale di follia di Glenn Close in Attrazione Fatale. O ancora, il detective sedotto dal fascino letale di Sharon Stone in Basic Instinct.
Qualunque sia l'immagine, una cosa è certa: Michael Douglas è stato il volto di un'intera epoca del cinema, un uomo che ha saputo incarnare il potere, il pericolo e il carisma come pochi altri.
Ma come si costruisce un'eredità del genere, e soprattutto, come la si trasforma in un impero da 350 milioni di dollari?
Non è stato facile, nemmeno per il figlio di Kirk Douglas. Anzi, forse proprio per quello è stato più arduo, perché uscire dall'ombra di una leggenda come suo padre richiedeva qualcosa di più del talento. Richiedeva fiuto e una bravura fuori dal normale.
E Michael quel fiuto e quella bravura ha dimostrato di averle sin da subito, davanti e dietro la macchina da presa.
La sua prima, grande scommessa fu da produttore. Comprò i diritti di un libro che sembrava impossibile da adattare, Qualcuno volò sul nido del cuculo, e lo trasformò in un capolavoro che sbancò gli Oscar.
Quella non fu solo una vittoria: fu una dichiarazione d'indipendenza.
Da lì, la sua carriera è stata un gioco d'equilibrio perfetto tra ruoli che lo hanno reso una star e produzioni che hanno consolidato la sua reputazione di uomo d'affari scaltro e molto capace. Ha capito prima di molti altri che per durare a Hollywood non basta essere bravi, bisogna essere intelligenti. E lui lo è stato.
Ha scelto copioni che non solo lo mettevano in luce, ma che intercettavano lo spirito del tempo e le evoluzioni.
Gli anni '80 e '90 sono stati il suo regno. È diventato il simbolo dell'uomo di successo, spesso ambiguo, ma sempre magnetico. I suoi film non erano semplici intrattenimento, erano dei veri e propri eventi. E lui ne era il centro, con cachet che arrivavano a toccare i 20 milioni di dollari a pellicola.
Soldi che non ha sperperato, ma che ha investito con la stessa abilità con cui sceglieva i suoi ruoli. Ha costruito infatti un portafoglio immobiliare degno di un magnate, con tenute da sogno sparse tra New York, le Bermuda e la costa spagnola.
Anche quando l'età avrebbe potuto relegarlo a ruoli di contorno, lui si è reinventato. Ha stupito tutti con la sua trasformazione in Liberace, ha conquistato una nuova generazione di fan come Hank Pym nell'universo Marvel e ci ha fatto ridere (e pensare) con la serie Netflix Il metodo Kominsky.
La sua vita non è stata solo un susseguirsi di successi. Ha affrontato battaglie personali, ha vissuto amori sotto i riflettori, ma è sempre riuscito a mantenere un controllo quasi totale sulla sua immagine e sulla sua carriera. Michael Douglas non ha solo recitato la parte dell'uomo di potere. Lo è diventato, costruendo una carriera e un patrimonio che sono la prova che la sua ambizione è stata giusta.