Lascia un vuoto nel mondo della cultura la scomparsa di grande intellettuale. Goffredo Fofi è morto l'11 luglio 2025: aveva 88 anni. Saggista, attivista, giornalista, critico cinematografico, teatrale e letterario, è stato un maestro che non ha mai esitato a far sentire la propria voce. Ancor prima di essere intellettuale, è stato per tutti noi un educatore che ha firmato saggi, smontato modelli e creato punti di riferimento con il suo contributo e la lunga carriera.
Tra i lavori più noti si ricordano Capire il cinema (1977), che per molti è stata una bussola per trovare la strada tra i film; Totò. Storia di un buffone serissimo (2004), l'affettuoso e critico ritratto del re della comicità italiana; e Per amore del mio popolo. Don Peppino Diana, vittima della camorra (2010), la storia di coraggio civile raccontata da vicino.
Fofi aveva una voce critica, ricca di cultura, pronta ad aprire gli occhi e le orecchie di chi vuole approcciarsi alla cultura con lucidità.
Saggista, scrittore, educatore, giornalista e animatore culturale: ci ha lasciato #GoffredoFofi e oggi ci sentiamo tutti più soli. La sua voce, critica e appassionata, ci mancherà profondamente. Ma le sue parole, i suoi libri, le sue battaglie continueranno a parlarci #11luglio pic.twitter.com/fsXPjN0fDe
— Feltrinelli Editore (@feltrinellied) July 11, 2025
Goffredo Fofi, nato a Gubbio nel 1937, è morto a 88 anni. L'età da sola pesa e va sicuramente considerata nel contesto della sua scomparsa. Nessuna causa ufficiale della morte, tuttavia, è stata resa nota e non ci sono dettagli su eventi drammatici o improvvisi che riguardino le sue condizioni di salute o una malattia specifica. Quasi nove decenni di vita intensa spenti nel silenzio e nell'affetto dei cari e dei lettori che lo hanno sempre ascoltato e seguito.
Si sa nulla sulla vita sentimentale di Goffredo Fofi. Non è noto se sia mai stato sposato e se quindi abbia figli o nipoti. Si sa che aveva vissuto per un periodo a Londra negli ultimi anni, per poi tornare a vivere a Roma, città dove ha passato gli ultimi anni della sua vita.
Con Goffredo Fofi se ne va un protagonista della nostra cultura. Ha incarnato una stagione eroica del Novecento dove le riviste dettavano gusto e polemiche, da I Quaderni piacentini a Ombre rosse. Due anni fa al Salone di Torino mi avevo detto sornione: "Ha vinto il capitalismo". pic.twitter.com/7CWXL5xPWk
— Crocifisso Dentello (@CrocifissoDent2) July 11, 2025
Un critico sì, ma anche un agitatore culturale instancabile. Con la sua opera ha fatto riflettere intere generazioni. La sua carriera inizia negli anni Cinquanta, con l'impegno sociale in Sicilia accanto a Danilo Dolci. Poi arriva il suo periodo a Parigi, la città in cui collabora con la rivista cinematografica Positif, per poi rientrare in Italia e fondare i Quaderni Piacentini con Piergiorgio Bellocchio e Grazia Cherchi, nel pieno degli agitati anni Sessanta.
È nel 1964, infatti, che firma l'inchiesta L’immigrazione meridionale a Torino, mentre nel 1967 fonda Ombre Rosse, la rivista cinematografica che dialoga con i movimenti studenteschi e gli operai che hanno segnato proprio quell’epoca. E allora non si ferma mai, dirige riviste, continua a scrivere, analizza il Paese e dà uno sguardo approfondito a chi lo racconta.
Scrive saggi come Il cinema italiano, servi e padroni (1971) e Capire con il cinema (1979), fino a dar vita, nel 1997, a un’altra rivista che porta il suo graffio: Lo Straniero.
Giornalismo, attivismo, critica, un occhio di riguardo sui nuovi talenti: questo e molto altro ha caratterizzato il lavoro di Fofi, che ha attraversato più di mezzo secolo di cultura, lasciando un'anima forte, protagonista, audace. Un'anima che ricorderemo per sempre.