Il caso Garlasco si arricchisce di nuovi interrogativi e suggestioni attorno a una figura misteriosa emersa dai più recenti accertamenti scientifici: “Ignoto 3”. Ma chi è questa persona, che ruolo avrebbe nel delitto, e quali sono le teorie oggi al centro del dibattito giudiziario e mediatico? Il confronto tra esperti, avvocati e investigatori si concentra su due piste principali: quella della contaminazione accidentale durante l’autopsia e l’ipotesi di un sicario professionista.
Nel luglio 2025, i nuovi esami genetici sui materiali prelevati dal corpo di Chiara Poggi hanno confermato la presenza di un profilo “Y” – quindi maschile – non attribuibile né ad Andrea Sempio né ad Alberto Stasi, i due principali nominativi indagati e coinvolti storicamente nell’inchiesta. Questo terzo individuo è stato subito ribattezzato “Ignoto 3” dagli inquirenti, sollevando il sospetto che sulla scena del crimine potesse essere stato presente un altro uomo, estraneo ai protagonisti noti della vicenda.
La scientificità del dato, però, è in discussione: sulla garza utilizzata per raccogliere materiale dalla bocca di Chiara sono stati riscontrati infatti più profili genetici, uno dei quali riconducibile a un assistente del medico legale che nel 2007 eseguì l’autopsia. L’altro resta senza nome, ed è su questo “ignoto” che oggi si concentrano le investigazioni e le ipotesi più disparate.
Una delle interpretazioni prevalenti tra i consulenti scientifici, sostenuta dall’ex comandante dei RIS di Parma Luciano Garofano, è che il profilo genetico attribuito a “Ignoto 3” rappresenti una contaminazione accidentale, avvenuta durante la manipolazione dei reperti o nella sala autoptica, e non il segno della presenza dell’assassino sulla scena del crimine. Garofano osserva che la garza utilizzata non sarebbe stata sterile, ma semplicemente uno strumento per raccogliere materiale biologico da confrontare con le tracce trovate nell’abitazione: “Nessun secondo uomo, ma una contaminazione che è avvenuta prima del prelievo”.
Secondo questa teoria, le tracce di DNA maschile riscontrate sulla garza avrebbero dunque poco significato investigativo: la loro quantità sarebbe “infinitesimale” e riconducibile a errori o negligenze procedural durante le operazioni di repertamento, piuttosto che all’azione diretta di un complice o di un nuovo sospettato. Questa ipotesi è sostenuta anche dal legale della famiglia Poggi, che invita alla cautela nel ricondurre automaticamente il profilo ignoto a un terzo assassino.
Radicalmente diversa è la posizione di Massimo Lovati, avvocato di Andrea Sempio, che rilancia pubblicamente la possibilità che Chiara Poggi sia stata uccisa da un vero sicario, probabilmente assoldato da organizzazioni criminali preoccupate da ciò che la vittima avrebbe scoperto nei mesi precedenti il delitto. Lovati paragona l’omicidio alla celebre eliminazione di Lev Trockij per mano dell’agente segreto Ramón Mercader, sottolineando come un professionista del delitto potrebbe aver agito a Garlasco per “mettere a tacere” la giovane.
Per dare consistenza a questa tesi, Lovati punta l’attenzione proprio sul profilo ignoto, visto come la possibile prova della presenza di un killer esterno e introvabile, un vero “007” esperto e meticoloso. L’avvocato non si limita a difendere la posizione di Sempio, ma allarga il sospetto ad Alberto Stasi, ritenendolo innocente tanto quanto il proprio assistito e suggerendo retroscena ben più oscuri della tragica vicenda.
Da parte sua, la famiglia Poggi attraverso il proprio legale guarda con molta diffidenza a queste ricostruzioni, trovandole più simili a romanzi che a dati concreti, e ironizzando sulla mancanza di prove a suffragio della pista del sicario.
Sul fronte giudiziario, gli inquirenti si muovono su due piani: da un lato continuano le indagini per dare un’identità al profilo ignoto, dall’altro si cerca di capire se la presenza di questo DNA rappresenti davvero una svolta o solo l’ennesimo miraggio. Gli esperti si dividono tra chi considera il dato “robusto e completo” e chi invece preferisce ricondurlo a una accidentale contaminazione – una spiegazione definita da alcuni la più “logica e non di parte”.
Il rischio concreto è che la “caccia a Ignoto 3” si riveli una ricerca di un fantasma, un elemento che finirà per aggiungere mistero ma non verità sulle ultime ore di Chiara Poggi. Fra le ombre della scienza e i racconti di possibili sicari internazionali, la realtà processuale resta sospesa: la giustizia, oggi come ieri, continua a muoversi tra prova, suggestione e giallo senza fine.