19 Jul, 2025 - 16:22

Chi è Antonio Vullo, unico sopravvissuto alla strage di via D'Amelio

Chi è Antonio Vullo, unico sopravvissuto alla strage di via D'Amelio

"Non avrei voluto vedere quello che ho visto, mi ferisce ancora. Sento un peso da cui non riesco a liberarmi". Antonio Vullo aveva 32 anni quando fu testimone dell'attentato a Paolo Borsellino, avvenuto in via D'Amelio a Palermo il 19 luglio 1992.

Agente di polizia assegnato alla scorta del giudice, riuscì miracolosamente a salvarsi, mentre i suoi colleghi morirono nell'esplosione. È l'unico sopravvissuto.

Chi è Antonio Vullo, l'unico sopravvissuto alla strage di via D'Amelio: età e biografia

Antonio Vullo è nato l'11 novembre 1960 a Palermo: ha 64 anni. Agente della polizia di Stato, sposato e padre di un figlio, era arrivato all'Ufficio scorte il 30 maggio 1992, una settimana dopo la strage di Capaci che costò la vita al giudice Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della scorta. 

Il 19 luglio 1992 era anche lui in servizio, insieme ai colleghi Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, quando una Fiat 126 rubata, imbottita di esplosivo, venne fatta saltare in aria a via D'Amelio 21, a Palermo. 

Nel palazzo abitavano Maria Pia Lepanto e Rita Borsellino, rispettivamente madre e sorella del giudice Paolo Borsellino, obiettivo dell'attentato di stampo mafioso, che quel giorno si era recato in visita ai suoi familiari.

In un'intervista a Pif per il programma Caro Marziano del 2024, Vullo ha raccontato come si è sentito nell'essere l'unico sopravvissuto alla strage.

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Non sentivo più quella gioia di abbracciare mio figlio, pensavo ai figli dei miei carissimi colleghi. Per me è stato un grosso trauma, anche perché poi ti senti sempre in colpa per qualcosa. 

Come ha fatto Antonino Vullo a salvarsi?

Erano tre le auto che, quel giorno, si trovavano in via D'Amelio: una era guidata dal magistrato, mentre all'interno delle altre due si trovavano gli agenti della scorta, tre per ognuna.

È stato lo stesso Vullo a spiegare di essersi salvato perché, mentre i suoi colleghi erano scesi per disporsi intorno a Paolo Borsellino, come facevano sempre per proteggerlo, lui era rimasto alla guida. 

Stava parcheggiando il veicolo poco distante, la prima del convoglio, quando è avvenuta l'esplosione. Venne investito da vapore e polvere roventi all'interno dell'abitacolo.

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Ho camminato e camminato. Ero disperato, vagavo. Gridavo. Ho sentito qualcosa sotto la scarpa. Mi sono chinato. Era un pezzo di piede. Mi sono svegliato in ospedale. Ogni volta, quando cade l’anniversario, sto malissimo

ha raccontato.

Cosa fa oggi e la richiesta di verità

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È stato un miracolo e non una fortuna: vivere da superstite non è una fortuna. Ancora oggi non riesco a capire perché sono qui

ha dichiarato Antonio Vullo parlando della sua vita dopo la strage.

È sempre rimasto a Palermo, ha continuato a lavorare in ufficio e oggi è in pensione.

Tutti gli anni partecipa alle commemorazioni: racconta spesso che, per lui, il 19 luglio non è solo un ricordo, ma lo rivive ogni giorno. 

A 33 anni di distanza sta continuando a chiedere di conoscere la verità sulla strage, sulla quale non è stata ancora fatta completa chiarezza.

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Ancora non sapere ciò che è effettivamente successo brucia tantissimo. Non solo a noi che abbiamo vissuto quei momenti, ma anche ai familiari che hanno perso i propri cari

ha affermato a Palermo Today, in occasione delle celebrazioni in memoria delle vittime.

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