Sono trascorsi 33 anni dalla strage di via D'Amelio a Palermo, l'attentato di stampo mafioso in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque dei sei agenti della sua scorta.
Il 19 luglio 1992, alle ore 16:58, un'auto imbottita di tritolo fu fatta saltare in aria nel momento in cui il magistrato si trovava sotto il palazzo in cui viveva la madre, che aveva deciso di andare a trovare.
Oltre alle sei vittime, la violenta esplosione provocò diversi feriti tra i civili: ingenti i danni anche ai palazzi e alle attività commerciali lungo la strada.
Era una calda giornata estiva quando la mafia decise di colpire il giudice Paolo Borsellino, a distanza di 57 giorni dalla strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio dello stesso anno. L'esplosione sull'autostrada A29 costò la vita a Giovanni Falcone, alla moglie Francesca Morvillo e a tre agenti della sua scorta.
Antonio Vullo, agente sopravvissuto all'attentato di via Mariano D'Amelio, ha spesso raccontato la devastazione e l'orrore di cui era stato testimone: lui era riuscito a salvarsi perché stava parcheggiando l'auto di servizio poco distante.
ha raccontato, come riportato da fonti istituzionali.
Secondo quanto emerso, per l'attentato furono usati circa 90 chilogrammi di tritolo, telecomandati a distanza, nascosti in una Fiat 126 rubata e parcheggiata sotto il palazzo della madre del magistrato.
Simbolo della lotta alla mafia, insieme all'amico e collega Giovanni Falcone, Paolo Borsellino aveva 52 anni quando venne ucciso nel terribile attentato, lasciando la moglie Agnese e i loro tre figli: Lucia, Manfredi e Fiammetta.
Oltre al giudice, persero la vita anche cinque agenti della sua scorta:
La strage di via D'Amelio rappresenta un segno indelebile nella storia del nostro Paese. Paolo Borsellino, dopo la morte di Giovanni Falcone, non si lasciò intimidire e continuò a lavorare per perseguire il suo obiettivo di legalità.
Antonio Vullo, unico sopravvissuto alla strage, ha ricordato con parole cariche di commozione il sacrificio del giudice e dei suoi colleghi in un'intervista all'AdnKronos del 2021.