21 Jul, 2025 - 16:30

Come finisce "La figlia oscura"? Significato del finale del film

Come finisce "La figlia oscura"? Significato del finale del film

"La figlia oscura" (The Lost Daughter), film diretto da Maggie Gyllenhaal e tratto dal romanzo di Elena Ferrante, si conclude con una serie di eventi tanto ambigui quanto ricchi di significati psicologici. Al centro c'è Leda (Olivia Colman), accademica inglese in vacanza su un’isola greca, ossessionata dall'incontro con una giovane madre, Nina, e dalla sparizione della sua bambola — un oggetto-simbolo che riapre in lei ferite profonde legate al difficile rapporto con le proprie figlie.

Negli ultimi minuti del film, la tensione accumulata durante la vacanza di Leda esplode: la donna confessa a Nina di essere stata lei a prendere la preziosa bambola della figlia Elena e gliela restituisce. La confessione, carica di vergogna e di una richiesta di comprensione, viene accolta in modo freddo e minaccioso. Nina, che a sua volta vive una maternità complicata e contraddittoria, ferisce Leda con una spilla da cappello, suggerendo così la violenza diffusa tra madri intrappolate in ruoli soffocanti.

Come finisce "La figlia oscura"?

Dopo essere stata ferita, Leda lascia l’isola di notte, guidando in stato confusionale. L’ultima sequenza mostra la protagonista sulla spiaggia, ferita e apparentemente in fin di vita, mentre al telefono parla con una delle sue figlie. La conversazione tra madre e figlia è sorprendentemente serena: Leda, commossa perché la figlia la crede morta, risponde “Non sono morta, anzi, sto bene. Ti sento come quando eri bambina”.

Questa scena sospende il senso di realtà: Leda è viva o no? Ha davvero lasciato l’isola o si tratta di una proiezione mentale? Il racconto si chiude su questa ambiguità, lasciando allo spettatore la libertà di scegliere quanto sia reale o simbolico il risveglio della protagonista.

Il significato del finale

  • 1. La maternità imperfetta come verità universale
    Il film esplora il lato oscuro della maternità, quello dei sentimenti di inadeguatezza, fuga e desiderio di libertà. Restituendo la bambola — oggetto feticcio del legame madre-figlia — Leda prende coscienza della propria colpa e della sua incapacità di essere una madre “perfetta”. L’ammissione: “non sono una madre naturale”, lascia emergere la verità di tante donne, spesso schiacciate da un modello ideale irraggiungibile.
  • 2. Il trauma che ritorna, la possibilità di rinascere
    La ferita fisica e quella emotiva si sovrappongono: Leda, ferita da Nina, rappresenta le madri ferite dai loro stessi rimorsi. Il dialogo finale al telefono è catartico: nella possibile allucinazione del risveglio, la protagonista si riappropria del suo ruolo genitoriale, accettandolo nella sua fragilità. Il frutto che sbuccia sulla spiaggia richiama alla sua infanzia con le figlie e suggerisce che, nonostante tutto, il legame non è irrimediabilmente perduto.
  • 3. Simboleggiare la complessità dell'identità femminile
    Il finale restando sospeso riflette la natura complessa delle emozioni materne. Non c’è un vero senso di “giusto” e “sbagliato”, ma un continuo oscillare tra il senso di colpa e il bisogno di affermazione personale. La telefonata serve a esprimere che, anche dopo aver abbandonato le figlie e dopo aver passato anni di distanza, Leda può ancora essere madre se accetta la propria imperfezione.
  • 4. Il valore della confessione
    Restituendo la bambola, Leda compie un gesto di sincerità e di rottura con il passato, sperimentando una sorta di liberazione. Pur rischiando il rifiuto e la violenza, si riappropria della propria colpa e si apre alla possibilità di riconciliazione con se stessa e con le figlie.
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