28 Jul, 2025 - 14:28

"Io sono Farah", che malattia ha Kerim, il figlio della protagonista?

"Io sono Farah", che malattia ha Kerim, il figlio della protagonista?

“Io sono Farah”, la nuova serie turca che ha conquistato il pubblico italiano, racconta la struggente storia di Farah Erşadi e del piccolo Kerim, il figlio per cui la protagonista è disposta a tutto. Una delle domande più ricorrenti tra gli spettatori riguarda proprio la salute del bambino: che malattia ha Kerim e in che modo questo tema influenza la trama della soap?

Kerim, che malattia ha il figlio di Farah?

Kerim, il figlio di Farah, soffre di una grave immunodeficienza congenita, una malattia rara e complessa che lo rende estremamente vulnerabile alle infezioni. Più precisamente, nella serie si fa riferimento a una condizione che costringe il piccolo a vivere praticamente isolato, protetto da ogni possibile contatto con l’esterno. Questo tipo di disturbo ricorda, per le sue manifestazioni, la cosiddetta "malattia del bambino nella bolla" (immunodeficienza combinata grave, conosciuta anche con l’acronimo SCID – Severe Combined Immunodeficiency).

Cos’è l’immunodeficienza e come condiziona la vita di Kerim?

L’immunodeficienza congenita è un difetto del sistema immunitario presente fin dalla nascita, che impedisce all’organismo di difendersi anche dai germi più comuni. Nella quotidianità, significa che qualsiasi contatto con agenti patogeni può risultare letale per chi ne soffre, e l’unico modo per proteggersi sono rigidi protocolli di isolamento, ambienti sterilizzati e continue precauzioni.

Nella fiction, per questo motivo, Kerim trascorre la maggior parte del tempo in casa, non frequenta la scuola e vive costantemente sotto la cura vigile della madre. Farah, che in Iran esercitava come dottoressa, si dedica completamente al figlio, rinunciando a ogni prospettiva personale pur di tutelare la sua salute. La condizione di Kerim diventa il motore narrativo che spinge Farah a prendere decisioni difficili, come accettare lavori umili e irregolari a Istanbul, pur di garantire le cure mediche e i farmaci essenziali.

La malattia come metafora della paura e dell’isolamento

La difficile situazione di Kerim, oltre ad avere basi drammatiche realistiche, acquista nella serie anche un valore simbolico. Il rischio costante, la necessità di restare nascosti e la vita in fuga vissuta da Farah trovano un potente parallelo nella fragilità fisica del figlio: entrambi, madre e bambino, sono costretti alla clandestinità, che nel caso di Kerim è dettata dalla biologia, in quello di Farah dalle circostanze sociali.

Questo tema permette alla serie di affrontare argomenti come la sofferenza silenziosa degli emarginati, la forza dell’amore materno e il sacrificio quotidiano di chi si prende cura di una persona fragile in una grande città indifferente e caotica.

Il ruolo della malattia nella trama e nello sviluppo dei personaggi

La condizione di Kerim, dunque, non è solo un espediente drammatico ma rappresenta il cuore stesso della narrazione: l’urgenza di una cura, la precarietà della vita, la voglia di normalità di un bambino che vorrebbe andare a scuola e avere amici. Tutte le scelte di Farah ruotano attorno alle necessità del figlio, anche quando si trova costretta a entrare in contatto con ambienti criminali per garantire la sopravvivenza di Kerim.

La malattia diventa quindi il filo rosso attraverso il quale la serie esplora la resilienza, la speranza e la disperazione che accomunano chi vive ai margini, rendendo “Io sono Farah” una storia intensa, toccante e profondamente umana.

 

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