"Io sono Farah", la nuova serie turca in onda su Canale 5, ha toccato il pubblico italiano grazie alla storia intensa e struggente di Farah, una madre immigrata che lotta contro ogni avversità per salvare il figlio Kerim, affetto da una grave immunodeficienza.
Kerim, di appena sei anni, è costretto a vivere quasi isolato a causa della sua patologia. L’intera narrazione ruota intorno ai rischi che corre ogni giorno e al sacrificio di sua madre, disposta a tutto pur di garantirgli cure e protezione.
Nella soap, la diagnosi di Kerim è quella di una rara immunodeficienza congenita: il suo organismo non riesce a difendersi dai germi, e il contatto con il mondo esterno può essere fatale. Questo rende la sua vita precaria e spinge Farah a nascondersi e a vivere una quotidianità fatta di paure, fughe e speranze per una possibile cura.
La domanda su un possibile decesso di Kerim è centrale tra i fan, considerando la fitta suspense di ogni episodio. Tuttavia, non risulta che Kerim muoia nella serie. Anzi, le anticipazioni più recenti e le sinossi ufficiali rivelano che il personaggio di Kerim, pur sottoposto a difficili prove, riesce a sopravvivere.
Grazie alla determinazione di Farah e al supporto dei nuovi alleati incontrati lungo la trama, il piccolo riesce ad accedere alle cure salvavita necessarie, anche se non mancano momenti in cui paura e pericolo fanno temere il peggio.
Nel corso delle puntate, le condizioni di Kerim appaiono gravissime. Tuttavia, proprio quando sembra che non vi siano alternative, compare una luce di speranza: i medici informano Farah che potrebbe esserci un donatore di midollo compatibile, offrendo così la prospettiva di un trapianto che potrebbe cambiare radicalmente la sorte del bambino. Tuttavia, per accedere alle cure, la madre dovrà affrontare il grande ostacolo della regolarizzazione della loro situazione in Turchia, dato che sono immigrati irregolari.
Le trame successive sono un alternarsi di ostacoli, fughe e inseguimenti: Farah si ritrova immersa in una realtà criminale, coinvolta in omicidi e minacce che mettono ogni giorno in pericolo sia la sua vita che quella di suo figlio. L’amore materno è sempre il motore che la spinge a non arrendersi—neanche davanti al rischio più grande: quello di perdere Kerim per sempre.
Quindi, Kerim rimane in vita e la sua guarigione rappresenta una conquista fondamentale nel percorso emotivo della serie. La storia si sviluppa non tanto attorno a una tragedia definitiva, quanto alla forza, al coraggio e alla resilienza di una madre pronta a tutto per salvare il proprio figlio, lasciando così spazio alla speranza, senza infliggere al pubblico l’ennesima perdita drammatica.
La serie, ispirata a drammi sociali e sanitari attualissimi, utilizza la fragilità di Kerim come metafora universale della vulnerabilità di chi vive ai margini e della forza dell’amore materno. Il rischio che il bambino muoia è sempre presente, ma proprio questo filo rosso tiene alta l’attenzione del pubblico, che si ritrova a tifare per quella piccola famiglia in fuga verso la propria salvezza.