18 Aug, 2025 - 19:28

Come finisce e dov'è stato girato il film "Il Gattopardo" di Luchino Visconti con Alain Delon?

Come finisce e dov'è stato girato il film "Il Gattopardo" di Luchino Visconti con Alain Delon?

Ci sono film che non invecchiano mai, che continuano a sprigionare fascino ogni volta che scorrono sullo schermo. "Il Gattopardo" di Luchino Visconti è uno di quei titoli immortali. 

Tratto dal romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, questo kolossal del 1963 ha conquistato pubblico e critica con le sue atmosfere sontuose, i costumi incredibili e un cast stellare che include Burt Lancaster, Alain Delon e Claudia Cardinale.

Ma come finisce davvero "Il Gattopardo"? E soprattutto: dove è stato girato? Preparatevi, perché stiamo per svelare tutte le curiosità dietro un capolavoro che ha fatto la storia del cinema.

Dove è stato girato "Il Gattopardo"

Quando si parla di location cinematografiche da sogno, la Sicilia non delude mai. Visconti l’ha scelta come palcoscenico naturale del suo film e non poteva essere altrimenti: il romanzo di Tomasi di Lampedusa è un inno alla terra siciliana, con le sue contraddizioni, la sua bellezza struggente e la sua storia tormentata.

La leggendaria residenza di Donnafugata, patria estiva del Principe di Salina, non è altro che il borgo di Ciminna, a 30 miglia da Palermo. Qui, nella piazza del paese, venne ricostruita la facciata del palazzo di famiglia. Invece, per le sontuose stanze interne, Visconti ha puntato su un’altra perla siciliana: la splendida Villa Boscogrande a Mondello, elegante dimora barocca che ancora oggi lascia a bocca aperta chi la visita.

E il famosissimo ballo? Per quella sequenza - un’autentica maratona di 45 minuti che ha scritto la storia del cinema - la troupe si è spostata a Palazzo Valguarnera-Gangi, sempre a Palermo. Qui vennero accese oltre 10.000 candele per illuminare la sala da ballo, trasformandola in un tripudio di luce e opulenza che ha fatto innamorare milioni di spettatori.

Curiosità per veri cinefili: alcune scene non furono girate in Sicilia, ma ai Castelli Romani, ad Ariccia, per esigenze di produzione. Un mix di set che ha permesso a Visconti di costruire un mondo perfetto, sospeso tra realtà e cinema.

La trama e il messaggio dietro il film

Il cuore de "Il Gattopardo" batte con il ritmo lento e malinconico del cambiamento. La storia segue Don Fabrizio Corbera, Principe di Salina, che osserva impotente il declino della nobiltà e l’ascesa della nuova borghesia durante il Risorgimento.

Visconti ci ha mostrato un principe aristocratico, lucido e disincantato, che sa che i tempi stanno cambiando. Il celebre motto del film - "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi" - racchiude alla perfezione la filosofia di Tancredi, giovane nipote del principe e simbolo di una generazione opportunista ma astuta.

La trama si dipana tra matrimoni combinati, amori non corrisposti e alleanze politiche, con Angelica (Claudia Cardinale) che irrompe come un ciclone nel cuore di Tancredi (Alain Delon), mandando in frantumi le speranze di Concetta, la figlia del Principe. Una storia di potere, bellezza e malinconia che scivola lentamente verso l’inevitabile tramonto.

Il finale de "Il Gattopardo"

Eccoci al punto clou: come finisce il film? Dopo la liberazione di Palermo e il matrimonio combinato tra Angelica e Tancredi, arriva la scena più famosa: il ballo. Un valzer interminabile, girato con una lentezza ipnotica, che diventa metafora stessa del tempo che passa.

Il Principe, interpretato da Burt Lancaster, vaga come un’ombra malinconica tra i corridoi e le sale, osservando un mondo che non gli appartiene più. Quando Angelica lo invita a danzare, per un istante egli ritrova la giovinezza perduta, la forza e l’eleganza che lo hanno reso un uomo ammirato.

Ma il momento svanisce presto: la vita va avanti, i giovani ridono e ballano, mentre i nobili decadono e i tempi cambiano.

Il film si chiude con una sequenza poetica e devastante: il Principe cammina da solo per le strade buie, prega, e capisce di non avere più posto nel nuovo ordine sociale. Una meditazione struggente sulla mortalità e sul passare delle epoche. Non a caso i critici hanno definito questa scena una delle più commoventi della storia del cinema.

Le curiosità che forse non sapevi

Se pensi di conoscere già tutto su *Il Gattopardo*, ecco alcune chicche che ti sorprenderanno:

  • Prima di Visconti, la regia era stata affidata a Mario Soldati e poi a Ettore Giannini. Solo dopo il ritiro di quest’ultimo, per divergenze con la produzione, arrivò la scelta di Luchino Visconti. Fortuna? No, destino.
  • Il film vinse la Palma d’Oro al Festival di Cannes 1963, consacrandosi subito come capolavoro mondiale.
  • Alain Delon, nei panni di Tancredi, ottenne una nomination ai Golden Globe come Miglior attore debuttante.
  • In Italia il film fece incassi record: oltre due milioni di lire e quasi 13 milioni di spettatori. Un vero evento collettivo.

L’eredità immortale del capolavoro

Oggi "Il Gattopardo" non è solo un film, ma un pezzo di memoria collettiva. È il ritratto di un’Italia che cambiava pelle, raccontata con un’eleganza estetica senza eguali. E quelle location siciliane, splendide e struggenti, continuano a essere mete di pellegrinaggio per cinefili e turisti.

Perché in fondo, come disse il Principe, "i leopardi e i leoni, insieme alle pecore e agli sciacalli, vivranno tutti secondo la stessa legge". Ma il fascino del cinema, quello sì, rimane eterno.

LEGGI ANCHE