Possibili errori investigativi, elementi mai analizzati e indiscrezioni che sembrano portare a un'altra verità. Il delitto di Garlasco, che ha visto come vittima Chiara Poggi e come imputato il suo fidanzato Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di reclusione, è tornato alla ribalta dopo 18 anni.
Da marzo 2025, infatti, il 38enne Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, è stato iscritto nel registro degli indagati: da allora non sono mancati i colpi di scena, mentre si attende la prossima udienza dell'incidente probatorio, fissata per il 18 dicembre 2025.
Ma cosa è emerso da questo nuovo filone di indagine, voluto dalla Procura di Pavia? TAG24 ha intervistato il sociologo e criminologo Matteo Vinattieri, che ha analizzato la scena del crimine e ipotizza un delitto "avvenuto in più fasi", con la possibile presenza di più persone.
Chiara Poggi è stata uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia a Garlasco. A distanza di 18 anni da allora, si continua ad approfondire e a riconsiderare l'ipotesi che l'omicidio possa essere stato commesso da più persone. Una teoria condivisa anche dal criminologo Matteo Vinattieri, che sottolinea come il delitto sia avvenuto in più fasi.
"A mio avviso la scena del crimine racconta un'aggressione molto brutale, operata da almeno un soggetto che ha usato due armi diverse in momenti diversi. Non sarebbe neppure da escludere che i soggetti in azione fossero due, appunto ciascuno con un'arma diversa" afferma.
"Dagli elementi emersi è difficile stabilirlo. Le nuove indagini condotte dai RIS di Cagliari e dalla dottoressa Cattaneo, sugli aspetti medico-legali, potrebbero eventualmente chiarire questo dubbio. A mio avviso le fasi dell’aggressione potrebbero essere state tre. La prima, in prossimità del divano, dove ci sono schizzi di sangue evidenti. La seconda, vicino al mobiletto con il telefono, dove si notano tracce sulle pareti e sull’apparecchio: sembra quasi che la vittima abbia cercato di chiedere aiuto. La terza fase, quella finale, sarebbe avvenuta davanti alle scale, dove il corpo della vittima è stato lasciato scivolare fino al punto in cui fu ritrovato, quando Alberto Stasi lanciò l’allarme".
Di recente sono circolate delle indiscrezioni secondo le quali, in base ai nuovi accertamenti effettuati durante le indagini a carico di Sempio, l'orario della morte di Chiara Poggi potrebbe essere spostato più avanti rispetto ai 23 minuti in cui Stasi avrebbe commesso il delitto: ossia dalle 9.12 alle 9.35, orario in cui risulta essere al computer per lavorare alla sua tesi di laurea. Un altro dettaglio emerso è che la vittima avrebbe tentato di difendersi.
"All'epoca dei fatti l'autopsia che venne svolta immediatamente dopo il delitto aveva centrato la fascia oraria nella tarda mattinata, in quanto al momento del ritrovamento del cadavere non era ancora presente il rigor mortis che solitamente tende a insorgere nell'arco di un paio d'ore", sottolinea l'esperto.
"Non dimentichiamo, inoltre, che in pieno agosto le temperature più elevate tendono anche ad accelerare i processi della formazione del rigor mortis. Successivamente la fascia oraria della morte è stata ampliata: vi rientravano anche i famosi ventitré minuti tra le 9:12, orario in cui viene disattivato l’allarme di casa Poggi, e le 9:35, quando Stasi accende il computer per visualizzare i file lì salvati e proseguire la scrittura della tesi. Secondo me, già inizialmente l'orario portava a scagionare Alberto Stasi, se non ci fosse stato poi un allargamento della fascia temporale del possibile decesso".
Se si considera che prima del delitto potrebbe essersi verificata anche una discussione, poi degenerata, oppure la presenza di più persone, con un'aggressione in più fasi, si sarebbe notevolmente ridotto "il margine per Alberto Stasi di uscire dalla villetta dopo aver compiuto il delitto, ripulire qualcosa o lavarsi le mani e tornare a casa, senza dare nell'occhio. C'era stata molta perdita di sangue, quindi anche i suoi vestiti potevano in qualche modo avere avuto delle macchie. Non dimentichiamo che nessun testimone ha visto Alberto Stasi quella mattina, mentre andava o mentre tornava da casa Poggi", afferma Vinattieri.
C'è un ulteriore dettaglio su cui il criminologo si sofferma. "Il fatto che la fuga della vittima non sia stata verso la porta d'uscita, fa quasi pensare alla presenza di un'altra persona che impedisse poi di andare in quella direzione. Questa è un po' l'idea che mi sono fatto, altrimenti non si spiega un tentativo di fuga verso una parte della casa in cui va a intrappolarsi".
La trasmissione di Rai Due Ore 14 – Di sera ha recentemente riportato un'indiscrezione secondo la quale sotto l'unghia di un dito della mano destra di Chiara Poggi, presumibilmente il mignolo, sarebbe stato ritrovato "un quantitativo elevato di Dna maschile".
Questo DNA sarebbe attribuibile ad Andrea Sempio e indicherebbe "un contatto diretto" tra la vittima e l'indagato, forse "per difesa". Questo elemento, se confermato, potrebbe essere un errore nell'indagine del 2007?
"È un'indiscrezione giornalistica, a volte sappiamo che poco dopo arriva anche la smentita, quindi preferisco usare la massima cautela prima di espormi su questo punto" risponde Vinattieri.
"Sarà importante l'esito dell'incidente probatorio della dottoressa Albani, qualora dovesse giungere a un'attribuzione certa del DNA che è stato rinvenuto o sopra o sotto le unghie della vittima. L'esito di questo incidente probatorio poi determinerà anche i successivi sviluppi delle indagini, perché nel caso in cui i riscontri dovessero essere negativi sarà molto difficile per il PM chiedere un rinvio a giudizio di Andrea Sempio. La nuova riforma della giustizia impone che ci siano gravi, precisi e concordanti indizi che diano una ragionevole previsione di condanna. Ovviamente nel caso in cui uscisse un riscontro positivo, e la quantità fosse comunque rilevante, dal punto di vista giudiziario sarebbe un elemento forte per una futura richiesta di rinvio a giudizio".
In questi mesi sono state avanzate varie ipotesi per quanto riguarda il movente del delitto, dall'azione di una setta fino a quella di di un sicario.
Per Matteo Vinattieri, che escluderebbe a priori l'ipotesi definita più volte suggestiva di un killer su commissione, il movente dell'omicidio sembra scaturire "da una situazione di forte disprezzo oppure odio da parte dell’aggressore nei confronti della vittima, forse per qualcosa che la giovane aveva scoperto o per un rifiuto".
In ogni caso, sottolinea, "è complesso ipotizzare un movente. Probabilmente, una volta individuato il vero colpevole, si riuscirà anche a trovare il movente. Sempre ovviamente che si riesca a risolvere questo caso una volta per tutte: perché a distanza di 18 anni è oggettivamente molto difficile."
Questa nuova indagine sul delitto di Garlasco ha portato alla luce un presunto episodio di corruzione che coinvolgerebbe Giuseppe Sempio, padre dell'indagato, e l'allora procuratore di Pavia Mario Venditti, che archiviò il primo fascicolo a carico di Andrea Sempio nel 2017.
Il criminologo Vinattieri, sottolineando che "essere indagati non significa essere colpevoli", evidenzia anche che "a distanza di tutto questo tempo è difficile poter ricostruire ciò che effettivamente può essere avvenuto nel 2017, semmai ci fossero stati dei passaggi di denaro o altri tipi di contatto".
Secondo l'esperto è giusto che questi presunti movimenti di denaro siano oggetto di verifica, com'è giusto che venga verificato l'intero iter che ha portato all'archiviazione di Andrea Sempio nel 2017 "per capire come si siano mossi gli inquirenti all'epoca".
"La Procura di Brescia (che indaga sulla presunta corruzione, ndr) ha avuto a che fare anche in passato con inchieste molto difficili, anche parallelamente ai processi di Tangentopoli degli anni Novanta. È una Procura molto esperta e a mio avviso sapranno condurre le indagini nel modo giusto. Noi dobbiamo solo attendere quello che sarà il risultato finale."
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