25 Aug, 2025 - 16:45

Gaza, chi erano i 5 giornalisti morti nel raid di Israele sull'ospedale di Khan Younis

Gaza, chi erano i 5 giornalisti morti nel raid di Israele sull'ospedale di Khan Younis

Un’esplosione improvvisa, le urla dei feriti, l'odore acre del fumo che invade i corridoi di uno degli ultimi presidi sanitari di Gaza: l’ospedale Nasser di Khan Younis. Nel pieno dell’ennesima escalation nel conflitto israelo-palestinese, il 25 agosto 2025, la guerra ha colpito anche chi, ogni giorno, rischia la vita per raccontarla.

Cinque operatori dell’informazione hanno perso la loro voce e la loro presenza sul campo, uccisi durante un bombardamento mentre documentavano la realtà e soccorrevano i sopravvissuti. I loro nomi raccontano storie di impegno, coraggio e sacrificio.

I nomi dei giornalisti uccisi

Nell’attacco israeliano sull’ospedale Nasser di Khan Younis, il 25 agosto 2025, sono stati uccisi almeno cinque giornalisti che stavano documentando il conflitto e le operazioni di soccorso.

Gli operatori dell’informazione che hanno perso la vita sono:

  • Hossam al-Masri, cameraman presso Reuters. Era impegnato nelle riprese dell’attacco quando il drone ha colpito la struttura. La diretta video si è interrotta bruscamente proprio nel momento dell’impatto, secondo quanto confermato dall’agenzia di stampa internazionale.
  • Moaz Abu Taha, reporter indipendente e collaboratore dell’emittente statunitense NBC.
  • Mohammed Salama, fotoreporter di Al Jazeera, impegnato da mesi nella documentazione della crisi a Gaza. È morto quando i colpi hanno centrato il tetto dell’ospedale, dove stava lavorando assieme ai colleghi.
  • Mariam Abu Daqa, giornalista freelance che collaborava con Independent Arabic e Associated Press (AP). Aveva raccontato storie di bambini malnutriti e la situazione drammatica negli ospedali di Gaza fino a pochi giorni prima della sua morte. L’Associated Press ha espresso shock e cordoglio per la sua scomparsa.
  • Ahmed Abu Aziz, identificato come quinta vittima tra i reporter dalla Protezione Civile di Gaza.

Dinamica dell’attacco

L’ospedale Nasser è stato colpito due volte nel giro di pochi minuti: il primo attacco, probabilmente condotto mediante drone kamikaze, ha centrato il quarto piano e il tetto della struttura, dove erano presenti diversi giornalisti; il secondo si è verificato proprio mentre medici, soccorritori e troupe televisive cercavano di assistere i feriti. Il bilancio totale è di almeno 20 vittime e decine di feriti.

Fonti della Difesa Civile palestinese hanno confermato che, oltre ai reporter, sono deceduti operatori sanitari e un membro dei soccorritori. L’esercito israeliano ha dichiarato di non aver “intenzionalmente mirato ai reporter” e ha annunciato l’apertura di un’inchiesta interna a seguito delle numerose proteste internazionali, dei comunicati delle agenzie giornalistiche e delle organizzazioni sindacali dei reporter.

Reazioni internazionali e dalla stampa

Le agenzie di stampa Reuters e Associated Press hanno diramato comunicati di cordoglio per la perdita dei loro collaboratori, condannando l’accaduto e chiedendo assistenza urgente per i giornalisti feriti rimasti nell’ospedale. Al Jazeera ha denunciato “una campagna sistematica per mettere a tacere la verità” e ha richiesto indagini internazionali sulle circostanze delle morti.

Il sindacato dei giornalisti palestinesi ha definito la strage “un massacro atroce” e ha sottolineato il rischio quotidiano vissuto dagli operatori dell’informazione nel documentare la guerra a Gaza. Secondo dati ufficiali delle autorità palestinesi, con questi ultimi attacchi il numero totale di giornalisti uccisi a Gaza dall’ottobre 2023 sale a 244.

L’importanza della testimonianza giornalistica

La perdita di questi cinque reporter rappresenta un colpo durissimo per la libertà di stampa e per la capacità di documentare la realtà della guerra in tempo reale. In un’area dove spesso le informazioni sono distorte o censurate dalla propaganda di parte, il lavoro dei giornalisti che operano “sul campo” diventa prezioso e insostituibile. I nomi di Hossam al-Masri, Moaz Abu Taha, Mohammed Salama, Mariam Abu Daqa e Ahmed Abu Aziz verranno ricordati come simbolo del sacrificio che molti operatori dell’informazione affrontano per garantire il diritto universale alla verità.

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