In un consiglio europeo tesissimo, in cui si giocano i destini dell'Ucraina ma anche dell'Europa, è stato approvato il maxi prestito di 90 miliardi di euro per il biennio 2026-27 all'Ucraina.
Scongiurata – per il momento – l'ipotesi più rischiosa che prevedeva l'utilizzo degli beni russi congelati nelle banche europee.
Gli asset russi congelati restano nell'accordo come previsto in un documento separato, approvato da 25 Stati su 27, ma solo come ipotesi futura.
Soddisfazione è stata espressa dal governo italiano contrario all'ipotesi di utilizzare i beni di Mosca.
Nella giornata di ieri, infatti, Giorgia Meloni aveva firmato insieme a Belgio, Bulgaria e Malta una lettera per chiedere a Ursula von der Leyen di esplorare nuovi percorsi per il sostegno economico e finanziario all'Ucraina senza utilizzare i beni di Mosca.
La linea della prudenza sostenuta da Palazzo Chigi ha avuto la meglio. Soddisfazione è stata espressa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Il Consiglio Europeo (Bruxelles, 18-19 dicembre), al termine del summit notturno, ha approvato un prestito di 90 miliardi di euro per l'Ucraina nel biennio 2026-2027.
I fondi derivano da prestiti contratti dall'UE sui mercati dei capitali, garantiti dal margine di bilancio comunitario. Un prestito che l'Ucraina ripagherà solo quando la Russia verserà riparazioni di guerra.
Le conclusioni, diffuse intorno alle 4 di questa mattina, sottolineano la risposta alle "pressanti esigenze finanziarie" di Kiev.
È stato chiarito che, attraverso la cooperazione rafforzata, l’eventuale utilizzo del bilancio europeo come garanzia non avrà effetti sugli obblighi finanziari di Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia.
Sul fronte degli asset russi, in un documento separato, sostenuto da 25 Stati su 27, si ribadisce che i beni russi devono restare immobilizzati finché Mosca non porrà fine alla guerra e non risarcirà l’Ucraina.
Seguendo le proposte della Commissione e dell'Alta Rappresentante Kaja Kallas, il Consiglio ha invitato ministri e Parlamento a definire gli strumenti tecnici.
L'obiettivo è un "prestito di riparazione" basato sui saldi di cassa degli asset russi congelati, nel rispetto del diritto UE.
Una mossa che rafforza il sostegno a Kiev, bypassando i veti di Ungheria e Slovacchia sui bilanci ordinari.
Ad aprire il balletto delle dichiarazioni è stata Ursula von der Leyen, che ha rivendicato il risultato politico del Consiglio europeo:
Al centro del negoziato c’è anche il contributo italiano, con Giorgia Meloni che ha sottolineato come sulla linea dell'UE abbia "prevalso il buonsenso".
La premier rivendica di aver portato al tavolo europeo una posizione coerente con il mandato parlamentare, ottenendo un sostegno all’Ucraina giudicato sostenibile sia sul piano giuridico sia su quello finanziario.
Meloni insiste sul fatto che l’accordo non sia solo quantitativo, ma qualitativo, perché costruito su basi solide e non emergenziali.
Resta aperto il capitolo degli asset russi congelati, che secondo la presidente del Consiglio rimane un dossier in evoluzione, già incardinato nelle conclusioni europee.
Il tema degli asset congelati alla Russia, ha aggiunto la premier:
Dichiarazioni alla stampa al termine del Consiglio europeo pic.twitter.com/NPdXdV6zBQ
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) December 19, 2025
Il messaggio politico è chiaro: l’Unione si riserva margini di manovra futuri, senza forzature immediate sullo Stato di diritto.
Dall’Italia, le prime reazioni si concentrano però sull’aspetto più operativo.
Carlo Calenda giudica positivamente l’intesa europea, definendola "importante" per la sicurezza ucraina ed europea.
Pur preferendo una scelta più dura sugli asset russi, il leader di Azione rilancia sul ruolo di Roma.
Per Calenda, ora "tocca all’Italia far vedere che ha la spina dorsale" e passare dalle parole ai fatti, soprattutto sul fronte dell’invio di armi.
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