La figura di Lisa Cook, economista statunitense di grande prestigio accademico, è tornata più volte al centro del dibattito politico americano, soprattutto per il suo rapporto complesso con l’amministrazione dell’ex presidente Donald Trump. Ma chi è esattamente Lisa Cook e quali sono le ragioni del suo contrasto con il tycoon repubblicano?
Nata nel 1964 a Milledgeville, Georgia, Lisa Cook ha costruito una carriera brillante come economista, distinguendosi per i suoi studi sullo sviluppo economico, la storia monetaria e le disuguaglianze razziali. Dopo aver conseguito il dottorato ad Harvard sotto la guida di Robert Barro, ha completato la sua formazione accademica a Oxford come borsista Fulbright.
Il suo curriculum vanta esperienze di docenza e ricerca in alcune delle università più prestigiose degli Stati Uniti, tra cui la Michigan State University, dove ha insegnato economia internazionale. È stata inoltre affiliata alla Brookings Institution e si è distinta come consulente per le Nazioni Unite e la Banca Mondiale.
Il lavoro di Cook si concentra in particolare sull’impatto delle discriminazioni razziali e di genere sull’innovazione e sulla crescita economica. Una delle sue ricerche più citate dimostra come storicamente la violenza razziale abbia frenato lo sviluppo delle invenzioni brevettate da parte degli afroamericani negli Stati Uniti.
Lisa Cook non è soltanto un’accademica. Durante la presidenza Barack Obama (2008-2016), ha infatti collaborato come consigliera economica alla Casa Bianca, entrando a far parte del Consiglio degli Economisti del presidente. Questo ruolo le ha permesso di avere voce sulle politiche economiche federali, rafforzando al tempo stesso la sua reputazione nel panorama politico americano.
Con l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca nel 2016, Cook è stata riconfermata inizialmente in un ruolo di consulenza economica all’interno di alcune commissioni federali. Tuttavia, il rapporto con l’amministrazione repubblicana è presto degenerato.
Trump aveva impostato la sua agenda economica su tagli fiscali, deregulation e tutela del manifatturiero statunitense, mentre Cook sosteneva con forza politiche volte a ridurre le disuguaglianze sociali e a garantire maggiore equità nell’accesso alle opportunità economiche.
Secondo fonti interne riportate da vari media americani, la tensione si sarebbe acuita quando Cook avrebbe criticato apertamente alcune linee guida dell’amministrazione in materia di immigrazione e politiche razziali, ritenendole dannose per la crescita economica a lungo termine.
Alla fine, la rottura è stata ufficializzata: Lisa Cook è stata allontanata dall’incarico da Trump, poco dopo il suo insediamento, come parte della più ampia epurazione nei confronti di funzionari considerati troppo vicini a Obama o ideologicamente incompatibili con il nuovo indirizzo politico.
Va specificato che il “licenziamento” di Lisa Cook da parte di Trump non fu motivato da incompetenza professionale: la sua preparazione accademica non è mai stata messa in discussione. Al contrario, si trattò di una scelta eminentemente politica, coerente con la strategia di Trump di circondarsi di figure totalmente allineate alla sua visione.
Il caso di Cook rientra dunque in un modello più ampio che ha visto diversi esperti e funzionari tecnici rimossi all’inizio del mandato trumpiano, nel tentativo di consolidare un apparato fedele e in linea con le priorità della Casa Bianca.
Il paradosso politico è che la rottura con l’amministrazione Trump ha contribuito a rafforzare ulteriormente il profilo pubblico di Lisa Cook. Nel 2022, infatti, il presidente Joe Biden l’ha nominata nel Board of Governors della Federal Reserve, l’organo che guida la politica monetaria statunitense.
La sua conferma da parte del Senato ha rappresentato un momento storico: Cook è infatti diventata la prima donna afroamericana a ricoprire un ruolo così importante all’interno della Fed. Un segnale politico e simbolico che ribalta, a posteriori, lo scontro avuto con Trump.