Gianfranco Zigoni è una figura leggendaria del calcio italiano, una vera icona fuori dagli schemi che ha segnato un’epoca non solo per il suo talento, ma anche per le sue scelte di vita audaci e controcorrente. Recentemente, Zigoni è tornato protagonista grazie a un’intervista al Corriere della Sera, in cui ha ripercorso i punti salienti di una “vita esagerata” fatta di fantasia, alcol, donne, e perfino una pistola utilizzata per sparare ai lampioni nei momenti di noia. Le sue parole, vibranti e sincere, offrono uno spaccato unico su un calcio che non c’è più e su un uomo che non ha mai accettato compromessi.
Gianfranco Zigoni è nato a Oderzo, nel cuore della provincia di Treviso, una cittadina che ancora oggi lo celebra come un monumento vivente. Nato nel 1944, Zigoni ha compiuto ottant’anni, portando con sé la memoria di tempi più umani e di un calcio meno robotico, dove la fantasia veniva premiata e lo spettacolo era all’ordine del giorno.
Nel suo paese natale, i tifosi fanno vere e proprie “pellegrinaggi” per incontrarlo, ascoltare i suoi aneddoti e ammirare il murale a lui dedicato, segno indelebile di un affetto che travalica le generazioni.
Zigoni ha mantenuto una certa riservatezza sulla sua famiglia, ma è noto che sia stato sposato e abbia avuto figli. Il legame più famoso è quello con il figlio Gianmarco Zigoni, anche lui calciatore, cresciuto nel settore giovanile della Juventus e passato poi tra diverse squadre italiane.
Gianfranco, infatti, ha trasmesso la passione per il calcio pur mettendo in guardia il figlio sulle insidie di una vita fatta di eccessi e scelte spesso anticonformiste. La figura paterna di Zigoni è dominata dall’affetto, dalla protezione e dal desiderio che il figlio seguisse una carriera più equilibrata, consapevole dei rischi ma anche della bellezza che il calcio può offrire.
La carriera di Gianfranco Zigoni si è svolta tra gli anni ’60 e ’70, un periodo dorato del calcio italiano. Dopo gli esordi nella Juventus, Zigoni ha giocato nel Genoa, Roma e Verona, lasciando ovunque il segno grazie al suo talento cristallino e alla personalità irriverente. Attaccante dotato di grande tecnica e fantasia, era famoso per giocate spettacolari, dribbling incredibili e gol memorabili come quello in un Verona-Vicenza finito all’incrocio dei pali e subito seguito dal gesto provocatorio di infilarsi negli spogliatoi.
Nonostante le evidenti doti calcistiche, Zigoni ha disputato una sola partita in Nazionale, segno di un talento forse sprecato per colpa di un carattere “troppo caldo” per le regole rigide del pallone di allora. La sua carriera, comunque, è ricordata per personalità, genialità e una capacità innata di divertire il pubblico.
Accanto ai successi sportivi, Zigoni non ha mai nascosto il suo rapporto difficile con l’alcol. Nelle sue storie si alternano ricordi di “bicchierini” in compagnia dei tifosi e di eccessi che hanno segnato la sua esistenza.
Zigoni riconosce che l’alcolismo è stato parte integrante del suo essere “una virgola fuori posto” nel mondo del calcio, una condizione che gli ha impedito forse di esprimersi al massimo in campo e di mantenere continuità nella sua carriera. Tuttavia, la sua sincerità e la capacità di raccontarsi senza filtri lo rendono oggi un simbolo di autenticità, capace di spiegare senza moralismi che cosa significhi vivere tra felicità, rimpianti e sensi di libertà.
Oggi Gianfranco Zigoni vive a Oderzo, la sua città natale in provincia di Treviso, ed è considerato una vera leggenda locale e del calcio italiano. Zigoni riceve visite da tifosi e appassionati che lo cercano per ascoltare i suoi racconti e ammirare il murale a lui dedicato: passa le sue giornate tra ricordi, incontri conviviali e brevi chiacchiere con i tanti fan che fanno “pellegrinaggio” per omaggiarlo, con il suo caratteristico spirito libero e ironico.
A 80 anni non segue più assiduamente il calcio moderno, che trova troppo schematico e privo di fantasia; preferisce l’atmosfera dei tempi passati e talvolta assiste alle partite delle giovanili locali a Oderzo. Zigoni dichiara che oggi si annoia davanti al calcio professionistico, che reputa dominato dalla tecnologia e dalla mancanza di spontaneità.
Zigoni mantiene un rapporto diretto con la sua comunità e viene celebrato come simbolo di un calcio genuino e fuori dagli schemi. Viene spesso intervistato dai giornali, dove ribadisce la sua filosofia di vita: sentirsi una “virgola fuori posto” e vivere con leggerezza, autoironia e nostalgia per un mondo meno omologato.
Negli ultimi anni si è espresso anche su temi sociali, preoccupandosi del futuro delle nuove generazioni e mostrando una sensibilità particolare per la giustizia, la pace e la salute, dichiarando di confidare in papa Francesco e nei valori che da sempre lo hanno accompagnato: Gesù e Che Guevara.