01 Sep, 2025 - 17:26

Cosa rischierebbe l'Italia se si rifiutasse di giocare contro Israele?

Cosa rischierebbe l'Italia se si rifiutasse di giocare contro Israele?

Se l'Italia si rifiutasse di giocare contro Israele nelle qualificazioni ai Mondiali di calcio, rischierebbe pesanti sanzioni sportive e diplomatiche, tra cui la sconfitta a tavolino, l'esclusione dalla competizione e altre conseguenze decise da FIFA e UEFA.

Conseguenze sportive

Secondo i regolamenti internazionali, un rifiuto a disputare una partita ufficiale comporta la sconfitta a tavolino (tipicamente 3-0), oltre a possibili sanzioni pecuniarie e l'esclusione dal torneo. FIFA e UEFA prevedono inoltre la possibilità di ulteriori penalizzazioni, come la sospensione della federazione dalle competizioni future o la perdita di punti accumulati nelle qualificazioni, danneggiando pesantemente il percorso verso la Coppa del Mondo.

In passato, casi simili hanno evidenziato la rigidità dei regolamenti: durante la Nations League, il Kosovo è stato sconfitto a tavolino e multato dopo aver abbandonato il campo per motivi politici. Per la FIGC (Federazione Italiana Giuoco Calcio), l’obbligo di partecipazione alle gare internazionali è sancito anche a livello interno, e la mancata disputa può portare al deferimento dei responsabili davanti agli organi disciplinari.

Impatti diplomatici

Un gesto del genere avrebbe inevitabilmente ripercussioni diplomatiche, sia all’interno del contesto europeo che nei rapporti globali. La neutralità dello sport viene spesso invocata, ma casi recenti (come l’esclusione della Russia nel 2022 dopo l’invasione dell’Ucraina) dimostrano che il calcio internazionale non può prescindere da considerazioni politiche ed etiche. Un rifiuto da parte dell’Italia sarebbe probabilmente interpretato come una presa di posizione politica, provocando reazioni da parte di Israele, degli alleati occidentali e delle stesse istituzioni sportive.

Reazioni nella società civile

Il dibattito sulla partita Italia-Israele è già acceso: molte organizzazioni e personalità pubbliche sostengono la sospensione della Federcalcio israeliana a causa delle violazioni dei diritti umani e delle norme FIFA, proponendo una mobilitazione che va oltre il semplice gesto simbolico. La posizione italiana potrebbe rafforzare il movimento di solidarietà verso la Palestina, ma rischia di esacerbare la polarizzazione politica interna e internazionale.

Precedenti storici e analogie

Nel corso della storia sportiva, le federazioni hanno pagato caro il mancato rispetto dei regolamenti: dalla sospensione del Sudafrica durante l’apartheid alla recente esclusione della Russia, la FIFA ha sempre punito duramente le infrazioni motivate da considerazioni politiche. Nel caso dell’Italia, il mancato rispetto degli obblighi federali sarebbe trattato con la stessa severità, a meno di una decisione ufficiale degli organi internazionali.

Considerazioni etiche e sportive

Giocare la partita non è solo una scelta sportiva, ma anche etica. Alcuni sostengono sia un affronto alla memoria delle vittime della guerra a Gaza; altri ritengono che lo sport debba rimanere neutrale però non indifferente alle violazioni dei diritti umani. Ogni decisione porterebbe con sé conseguenze molto concrete sul piano sportivo, politico e morale.

 

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