Nel programma Incidente probatorio – Fatti di Nera, trasmesso sul canale 122, è stato intervistato l’avvocato Antonio De Rensis, figura di primo piano della scena forense italiana. Da oltre vent’anni è protagonista di alcuni dei processi più seguiti e complessi, costruendosi la reputazione di penalista tra i più stimati. La sua presenza davanti alle telecamere non è casuale: il suo nome è tornato al centro del dibattito pubblico per la difesa di Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi nel 2007, vicenda che oggi conosce una nuova fase con la riapertura delle indagini sul cosiddetto “delitto di Garlasco”.
L’intervista si apre con una constatazione che segna lo stato attuale delle cose: la sensazione di un punto di stallo. Eppure, le notizie che continuano a emergere sembrano tutte confermare, come ha ricordato De Rensis,
Un’eredità pesante che si riflette ancora oggi. In questo contesto, è tornato a essere evocato un tema che da tempo non veniva affrontato: la scelta del rito abbreviato nel processo a Stasi. A richiamarlo più volte è stato l’avvocato Lovati, che in diverse occasioni televisive ha voluto sottolineare quel passaggio, quasi fosse rivolto a De Rensis.
La giornalista ha chiesto allora all’avvocato cosa volesse realmente comunicare Lovati, quando durante la sua presenza al programma Zona Bianca ha ricordato che Stasi accettò il rito abbreviato. Una sfida? Un tentativo di lanciare un messaggio in codice? Oppure un modo per spostare l’attenzione?
De Rensis ha risposto con calma, senza lasciarsi trascinare nella polemica:
Con queste parole ha chiarito di non voler dare troppo peso a possibili provocazioni, preferendo rimanere ancorato al merito delle questioni. Ha aggiunto:
Per il penalista, è fondamentale distinguere due piani spesso confusi: da una parte le indagini "piene di errori, incomprensibili", dall’altra la scelta del rito abbreviato:
ha ribadito. Secondo De Rensis, capita di vedere opinionisti che
creando confusione tra la qualità delle indagini e le strategie processuali adottate in passato.
Il nodo centrale, a suo avviso, non riguarda dunque quella vecchia scelta, ma il lavoro da svolgere oggi: comprendere come gli errori accumulati abbiano influito sul caso e stabilire se e in che misura possano essere corretti:
Con una nota ironica, l’avvocato ha commentato:
Ma il suo impegno resta altrove:
"Per quanto riguarda me e la collega Bocellari, desta interesse solo continuare a mettere in evidenza le decine di errori e lacune della prima indagine e osservare che cosa emergerà da quella nuova".
De Rensis ha voluto rimarcare un aspetto fondamentale, ciò che si sta svolgendo oggi non ha nulla a che vedere con il rito abbreviato del passato:
La Procura della Repubblica, infatti, ha aperto il fascicolo di propria iniziativa e non su sollecitazione della difesa.
Un passaggio importante della sua intervista riguarda il livello delle competenze coinvolte nella nuova indagine:
Non un’inchiesta di routine, dunque, ma un lavoro affidato a professionisti di grande esperienza e competenza. A completare il quadro, la partecipazione della professoressa Cristina Cattaneo, "eccellenza della medicina legale", che garantisce ulteriore autorevolezza.
Secondo De Rensis, questa fase rappresenta un momento determinante per il futuro del caso:
Non interessano le schermaglie verbali né i riferimenti del passato, ma la possibilità concreta che le nuove acquisizioni portino alla riapertura della partita giudiziaria.