Sul Canale 122 – Fatti di Nera, nel programma Incidente probatorio, si è tornati a discutere del caso di Garlasco, uno dei più seguiti della cronaca nera italiana. L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007, continua a dividere l’opinione pubblica e a tormentare la famiglia, nonostante la condanna definitiva di Alberto Stasi. Dopo quasi vent’anni, il dolore non si è mai placato e la vicenda resta aperta anche dal punto di vista investigativo.
L’apertura della trasmissione ha parlato di
È così che viene percepita la continua ricerca di nuove impronte digitali, di nuovi reperti, in una corsa che sembra non avere fine. Quelle già note, infatti, non hanno portato a conclusioni risolutive. Accanto al DNA, altro cardine dell’indagine, le impronte continuano a rappresentare un enigma. L’ormai discussa impronta 33 sembra rivelarsi un bluff, e lo stesso vale per l’impronta 10. Eppure le verifiche proseguono senza sosta, arrivando persino ad analizzare ancora una volta la spazzatura di casa Poggi, già in passato oggetto di controlli e contenente soltanto tracce di Chiara e di Alberto.
Per ora resta fermo un dato: sul luogo del delitto sono stati rilevati soltanto Chiara Poggi e Alberto Stasi. Ma senza il reperto fisico non è possibile inserire l’impronta 33 nell’incidente probatorio, motivo per cui l’indagine sembra bloccata. Intanto, la famiglia Poggi vive in un dolore che non si attenua, con una sentenza definitiva già pronunciata ma con tanti dubbi che continuano a emergere.
Ospite della puntata è stata Francesca Bugamelli, nota sul web con il nome “Bugalalla”. Attraverso il suo canale YouTube si è occupata di riportare l’attenzione sui documenti e sui verbali del processo, offrendo al pubblico uno sguardo diretto sugli atti originali. In trasmissione ha spiegato che
Per la Bugamelli, la giustizia non è una materia riservata ai tribunali, ma riguarda ogni cittadino, perché
Secondo lei, la vicenda di Garlasco è anche un punto di svolta storico della cronaca nera, poiché si tratta di un caso in cui, pur essendoci una sentenza definitiva, le indagini si sono riaperte. È un fatto inedito e significativo, reso ancora più visibile dalla nuova dimensione mediatica: con internet e i social tutti possono informarsi, esprimersi e partecipare al dibattito.
La Bugamelli ha raccontato che il suo obiettivo è mettere a disposizione di tutti i documenti e gli atti relativi al processo.
ha spiegato. Per questo ha letto e pubblicato integralmente le sommarie informazioni testimoniali, affinché ciascuno possa verificare direttamente che cosa è stato dichiarato. Secondo lei è fondamentale tornare agli atti originali, perché tra errori, mancanze e anomalie del fascicolo ci sono dettagli che oggi possono essere interpretati in modo nuovo.
Quando le è stato chiesto se queste mancanze fossero semplici errori o scelte volontarie, la Bugamelli ha risposto in modo netto:
Ha ricordato come diversi professionisti siano rimasti colpiti dalla quantità di imprecisioni, al punto da ritenere che senza quelle falle l’assassino avrebbe potuto essere identificato già allora.
Un altro tema affrontato è stato il lavoro del giudice Vitelli, che assolse Stasi in primo grado. La Bugamelli ha raccontato di averlo intervistato di recente e ha spiegato che il magistrato, in un rito abbreviato, ordinò ben quattro nuove perizie. Una scelta insolita, perché di norma ci si basa soltanto sulle indagini preliminari. Per lei, questo dimostra la debolezza del quadro probatorio dell’epoca. Ha anche aggiunto che la scelta del rito abbreviato da parte della difesa non può essere considerata una conferma di colpevolezza, come spesso viene percepito, ma una decisione strategica legata proprio alla fragilità delle prove.
ha ribadito.
La conversazione si è poi spostata sul ruolo della rete. La Bugamelli ha raccontato che molti spunti arrivano direttamente dai commenti del pubblico.
Ha fatto l’esempio del direttore del supermercato Famila di Garlasco, che aveva lasciato la propria testimonianza sotto un suo video. La Bugamelli lo ha incoraggiato a rivolgersi alla procura e così è stato. Questo episodio dimostra, secondo lei, che internet può davvero dare voce a chiunque.
Per questo motivo pubblica sempre i documenti integrali, così che gli utenti possano leggere direttamente e non doversi fidare soltanto del suo racconto.