08 Sep, 2025 - 11:48

Dalla Chiesa, il generale scomodo: la strage di via Carini e le verità mancanti

Dalla Chiesa, il generale scomodo: la strage di via Carini e le verità mancanti

La prima puntata di stagione, dedicata a Misteri d’Italia: l’omicidio di Dalla Chiesa, il generale scomodo, è andata in onda nel format Trovati Morti su Canale 122 per Fatti di Nera. In studio era presente il criminologo e docente Michel Maritato, mentre in collegamento la psicoterapeuta, criminologa e giornalista Barbara Fabbroni ha condiviso il suo contributo, approfondendo uno degli eventi più drammatici della storia italiana contemporanea. La puntata ha ricostruito quanto accadde il 3 settembre 1982 a Palermo, quando il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, prefetto di Palermo, venne assassinato insieme alla giovane moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo nella tristemente nota via Isidoro Carini.

La strage di via Carini fu un’azione mafiosa pianificata per eliminare una figura scomoda per la criminalità organizzata. La Fabbroni sottolinea come Dalla Chiesa fosse

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“un uomo tutto di un pezzo, un uomo che era un esempio ed è rimasto un esempio per ciò che ha lasciato ai giovani e all’Italia”.

Secondo la criminologa, il generale ha incarnato il ruolo del servitore della Patria, lasciando

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“inciso qualcosa di profondo”

in un’Italia fortemente ferita negli anni ’80. La sua figura non si limita al valore istituzionale, ma si estende a un modello etico e morale, fonte di ispirazione per intere generazioni.

In studio, Maritato ha ricordato che si tratta della "morte di una eccellenza", spiegando come Dalla Chiesa fosse

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“un uomo che forse dava fastidio”.

Le intercettazioni emerse durante il processo hanno rivelato che il generale era considerato

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“uno dei primi martiri dello Stato che ha aperto la pista a Falcone e Borsellino”.

Uno dei boss coinvolti aveva dichiarato di essere stato inviato a Palermo proprio perché Dalla Chiesa “doveva morire”. L’omicidio, quindi, non fu solo un attentato personale, ma un tentativo di coprire verità scomode che stavano per emergere. Il generale, probabilmente consapevole del pericolo, proseguì il suo impegno con coraggio e determinazione.

La Fabbroni ha anche ricordato il lato umano di Dalla Chiesa, un uomo che voleva proteggere la giovane moglie e la famiglia, assicurandosi che nessuno rischiasse insieme a lui. Nonostante una vita segnata da difficoltà, il generale ha amato intensamente e ha creduto nell’amore anche con il nuovo matrimonio. La Fabbroni sottolinea come abbia sempre rappresentato l’amore per la patria, affermando che

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“ci rendono merito a tutto ciò che loro hanno fatto”.

Queste parole riassumono la dedizione del generale, pronto a sacrificare tutto pur di restare fedele ai suoi principi.

L’omicidio ebbe un forte impatto sull’opinione pubblica. Il conduttore del programma ha ricordato come, durante il funerale, la folla fosse ostile verso le figure politiche presenti, accusate di aver lasciato il generale “da solo” davanti alla mafia. La rabbia dei cittadini si manifestò attraverso insulti e monetine lanciate contro i rappresentanti istituzionali, con l’unica eccezione del presidente dell'epoca Sandro Pertini, risparmiato dalla contestazione. 

La vicenda di via Carini non è solo una pagina di storia criminale, ma anche un monito sulla fragilità delle istituzioni di fronte alla mafia. Dalla Chiesa, con il suo impegno, aprì la strada a magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, contribuendo a rafforzare la lotta contro lo Stato parallelo della criminalità organizzata. Maritato evidenzia come la sua morte rappresenti il sacrificio di chi ha sfidato poteri occulti e verità nascoste, diventando un esempio indelebile per la giustizia italiana.

Oltre al ruolo istituzionale, il generale si distingue per la sua dimensione etica e personale. La Fabbroni ricorda come, nonostante le difficoltà, Dalla Chiesa abbia sempre coltivato l’amore per la famiglia, proteggendo chi gli era accanto e dimostrando sensibilità e responsabilità. Il suo esempio continua a ispirare chi lavora nella legalità, confermando che il coraggio e la dedizione non passano inosservati.

Il racconto del 3 settembre 1982 evidenzia anche il contesto storico e sociale in cui avvenne l’omicidio. Gli anni ’80 furono caratterizzati da tensione tra Stato e mafia, con un’Italia profondamente ferita. La morte di Dalla Chiesa, della moglie e dell’agente di scorta rappresenta una ferita aperta nella memoria collettiva, ma anche un richiamo alla responsabilità delle istituzioni e dei cittadini

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