Robert Redford e Brad Pitt sono stati protagonisti di uno dei sodalizi più affascinanti tra generazioni diverse di Hollywood. Nel corso degli anni hanno collaborato a due produzioni di rilievo, instaurando un rapporto di rispetto e ammirazione reciproca che ha lasciato il segno nel cinema contemporaneo.
Le due principali collaborazioni tra Redford e Pitt si sono sviluppate con ruoli molto diversi:
La lavorazione di “Spy Game”, come raccontato dagli stessi protagonisti e dai collaboratori, è stata caratterizzata da grande armonia e rispetto. Pitt ha sempre dichiarato di considerare Redford una sorta di “modello” e lo ha spesso citato come riferimento professionale e umano. Il loro rapporto sul set era quello “tra un padre e un figlio”, dove la fiducia e la stima reciproca hanno contribuito a portare sullo schermo una chimica quasi unica tra i personaggi.
Redford, da parte sua, ha apprezzato la dedizione di Pitt e si è detto soddisfatto di come l’attore abbia incarnato i valori di una generazione più giovane, pronta a raccogliere il testimone nel cinema d’impegno e d’autore. I loro dialoghi sul set sono diventati il simbolo di un incontro tra due mondi diversi, ma complementari: il maestro “romantico” Redford, positivo e idealista; il giovane Pitt, più ambiguo, tormentato e disposto a rischiare.
Il rispetto tra i due non si è fermato alla produzione di Spy Game. Hanno continuato a sostenersi a vicenda nelle rispettive carriere e interviste. Brad Pitt ha spesso dichiarato che il lavoro sotto la guida di Redford (“In mezzo scorre il fiume”) gli ha insegnato moltissimo sulla recitazione e il mestiere del cinema, influenzandone profondamente il percorso artistico.
Spy Game è ricordato non solo come un solido thriller, ma come un vero “passaggio di consegne” tra Redford e Pitt: l’intesa tra i due ha mostrato l’essenza del cinema hollywoodiano basato su rapporto umano, sentimento e professionalità.