"Alle medie avevo capelli lunghissimi: mi attaccavano lo scotch o le gomme da masticare, ma erano episodi isolati. Alle superiori sono stata vittima di bullismo vero e proprio: mi chiamavano 'faccia da uomo'".
Valentina Giacalone ha 22 anni, vive a Gerenzano, in provincia di Varese, e oggi può affermare di aver avuto la sua "rivincita". Veniva presa in giro per il suo aspetto, ora lavora come fotomodella e aiuta le donne a far emergere ciò che le rende uniche.
Non ha dimenticato però il dolore provato durante gli anni delle scuole superiori, quando era stata presa di mira da un bullo che era riuscito a coinvolgere l'intera classe nelle sue vessazioni.
Il suicidio del 14enne Paolo Mendico, vittima di bullismo fin da bambino, ha riaperto quella ferita: anche lei si era rivolta ai dirigenti scolastici, senza ricevere alcun tipo di aiuto.
Valentina Giacalone ha sempre avuto la passione per la moda, nata grazie alla mamma, proprietaria di un negozio di abbigliamento. Quando è arrivato il momento di scegliere un istituto superiore, non ha avuto dubbi: si è iscritta a una scuola di moda.
"Gli episodi di bullismo sono iniziati al secondo anno, quando è arrivato questo nuovo ragazzo in classe. All'inizio era molto gentile e molto simpatico. Poi ha iniziato a prendere in giro me e soprattutto una mia amica: lui si giustificava dicendo che erano solo scherzi, mentre la situazione diventava sempre più pesante. Nel momento in cui gliel'ho fatto notare, ha continuato mettendo tutta la classe contro di noi" racconta Valentina.
Gli episodi di bullismo sono durati circa quattro anni. "L'ultimo anno di scuola superiore lui è stato bocciato, quindi abbiamo ricominciato a respirare. Purtroppo però faceva anche cyberbullismo: ad esempio lasciando insulti nei commenti alle foto che pubblicavo sui social. Avevo smesso di mangiare e, nonostante avessi scelto quell'istituto perché mi appassionava, non volevo più andarci".
È trascorso del tempo da allora: Valentina ha avuto la sua rivalsa. Oggi fa la fotomodella ed è anche la presidente dell'associazione "Non solo Moda", con l'obiettivo di sensibilizzare sul tema del bullismo e aiutare altre donne che hanno vissuto la sua stessa esperienza.
Un giorno, per caso, ha rivisto in un ristorante il bullo che, racconta, "si è bloccato quando si è accorto della mia presenza".
"Quando mi chiedono se l'ho perdonato, rispondo di sì. Purtroppo però situazioni simili continuano a ripetersi, come ci ha confermato la tragica morte di Paolo Mendico".
La storia di Paolo Mendico, che si è impiccato nella sua cameretta il giorno in cui avrebbe dovuto iniziare il secondo anno delle superiori, sta commuovendo (e indignando) l'Italia.
I familiari del 14enne, residenti a Santi Cosma e Damiano in provincia di Latina, avevano denunciato agli istituti scolastici le vessazioni e i ripetuti atti di bullismo di cui il ragazzino era vittima fin dalle elementari. Richieste di aiuto che, affermano, sono cadute nel vuoto.
"Secondo me Paolo era molto più maturo di tutti i suoi compagni di classe: era diverso da loro, e meno male che lo fosse, ma per questo veniva preso in giro" sottolinea Valentina.
"Anch'io mi ero rivolta alla mia scuola, perché non ce la facevo più, e anche per me non è stato fatto nulla. Mi sono sentita molto vicina a lui: io sono ancora qui a raccontarlo, lui purtroppo no".
Valentina sottolinea come le istituzioni "facciano ancora troppo poco. Da quando frequentavo le superiori io alcune cose sono cambiate: ma evidentemente non abbastanza e non dappertutto".
Valentina Giacalone è presidente dell'associazione "Non solo moda", fondata nel 2024. L'idea è nata nel momento in cui, organizzando una sfilata nel suo paese dopo aver preso il diploma, si è resa conto che diverse altre ragazze erano state vittime di bullismo.
"Fino a quel momento avevo parlato della mia esperienza solo con la mia famiglia. Ho capito che dovevo fare qualcosa anche per gli altri. Io ero sopravvissuta, l'avevo superata, ma avevo notato come molte persone fossero ancora segnate da traumi e cicatrici per ciò che avevano vissuto".
Per l'associazione la moda è un mezzo per combattere non solo il bullismo, ma anche gli stereotipi, portando in passerella donne di qualsiasi età. "La nostra è una moda inclusiva, capace di valorizzare ogni donna e promuovere percorsi di rinascita" spiega.
Il bullismo, sottolinea, distrugge l'autostima. "Quindi vogliamo che le ragazze possano guardarsi con occhi nuovi, mettendo a fuoco le proprie potenzialità. Proprio come faccio io: mi chiamavano 'faccia da uomo', oggi cerco sempre di far vedere il mio viso. L'ho trasformato nel mio punto di forza".
Che consiglio darebbe ai ragazzi e alle ragazze che sono vittime di bullismo?
"Innanzitutto, quello di parlarne, perché chiedere aiuto non è un segno di debolezza, bensì di coraggio. La famiglia, poi, deve riuscire a cogliere i segnali di qualcosa che non va. Io mi vergognavo a parlarne perché avevo 14 anni, ma mia mamma se n'è accorta perché avevo smesso di mangiare e avevo sviluppato un brutto rapporto con il mio corpo e con il cibo" racconta Valentina.
"Anche i cambiamenti nel rendimento scolastico possono essere dei segnali. Improvvisamente i miei voti, semre buoni, sono diventati molto bassi, nonostante le materie che studiavo mi piacessero molto".
Infine, la scuola ha il dovere di intervenire a tutela dei ragazzi e non sottovalutare il fenomeno.
"A volte dirigenti scolastici e professori negano le proprie responsabilità e questo è molto brutto. Soprattutto nei confronti di chi, come Paolo, non c'è più".