22 Sep, 2025 - 10:12

Garlasco, il foro rotondo sul volto di Chiara Poggi: dubbi sulla presenza di Stasi sulla scena del crimine

Garlasco, il foro rotondo sul volto di Chiara Poggi: dubbi sulla presenza di Stasi sulla scena del crimine

Il caso Garlasco continua a generare interrogativi e tensioni, anche a oltre diciotto anni dal delitto che vide vittima Chiara Poggi, una giovane donna trovata senza vita nella sua abitazione. Se il processo giudiziario ha portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi a 16 anni di reclusione, la posizione del ragazzo non ha mai cessato di essere messa in discussione, soprattutto dopo l’apertura di una nuova indagine che rischia di rimettere tutto in discussione.

Nuove indagini e dubbi sulla scena del crimine

La domanda centrale posta dagli inquirenti nell’ambito dell’ultimo filone investigativo ruota attorno a una questione fondamentale: Stasi era veramente presente nell’abitazione di Chiara Poggi al momento dell’omicidio? Un interrogativo che si carica di nuovi significati dopo la recente iscrizione nel registro degli indagati di Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, a seguito di ulteriori approfondimenti tecnici sulla scena.

Questo nuovo filone parte da una consulenza investigativa che avrebbe delineato una scena del crimine completamente diversa rispetto a quella ricostruita nel 2007. I consulenti hanno individuato elementi fino a oggi rimasti in secondo piano, capaci di cambiare radicalmente l’interpretazione del caso e le responsabilità degli indagati.

Il misterioso foro rotondo e la possibile doppia arma

Uno degli aspetti più inquietanti riguarda la presenza di una ferita rotonda sul lato sinistro del capo di Chiara Poggi, una lesione che potrebbe essere stata causata da un’arma diversa rispetto a quella considerata come l’oggetto del delitto. Questo dettaglio ha portato gli esperti a ventilare l’ipotesi di una doppia arma utilizzata nell’omicidio, una circostanza che complica ulteriormente la ricostruzione dei fatti e mette in dubbio la versione processuale ufficiale.

Il foro rotondo, descritto come insolito e difficilmente spiegabile con lo strumento dell’aggressione principale, si aggiunge alle altre tracce individuate dagli inquirenti: ad esempio l’impronta di una mano e le macchie di sangue presenti sul telefono. Quest’ultimo dettaglio potrebbe indicare che Chiara, in un disperato tentativo di salvarsi, abbia cercato di chiamare aiuto nei momenti immediatamente successivi all’aggressione.

I tempi dell’omicidio e le discordanze sulla gora di sangue

Altro elemento sotto la lente degli esperti riguarda la tempistica dell’omicidio, indicata dalla sentenza definitiva in 23 minuti. Bisogna però sottrarre a questa durata circa 7 minuti, il tempo impiegato per lo spostamento del corpo di Chiara dalla stanza della prima aggressione alle scale della cantina, luogo dove si è consumato il secondo e mortale attacco. In corrispondenza del primo gradino della scala è stata rilevata una grande gora di sangue: secondo la sentenza, questa chiazza si sarebbe formata in soli 3 minuti, mentre i consulenti della difesa suggeriscono che potrebbero essere stati necessari almeno 15 minuti.

Questa divergenza è cruciale: se il sangue ha impiegato più tempo a riversarsi, la presenza di Stasi sulla scena diventa incompatibile con le tempistiche attribuite dagli inquirenti, aprendo così la porta alla possibilità che il ragazzo non fosse materialmente presente durante tutta la fase cruciale dell’omicidio. “È così che togli Stasi dalla scena del crimine”, ha commentato un esperto durante la trasmissione Ore 14 su Rai2, mostrando come le nuove acquisizioni potrebbero cambiare radicalmente le sorti di una delle più oscure vicende giudiziarie italiane.

Nuove prospettive e responsabilità future

Le ultime scoperte non solo alimentano il dubbio sulla colpevolezza di Stasi, ma impongono una rilettura della scena del crimine: la presenza di ferite incompatibili con la versione ufficiale, tracce di sangue in punti chiave e incongruenze sui tempi di formazione delle macchie portano alla necessità di indagini più approfondite e forse anche a una riapertura del caso in modo strutturale. La posizione di Andrea Sempio come nuovo indagato segna una svolta imprevista, dimostrando come il delitto di Garlasco sia tutt’altro che archiviato, e possa ancora riservare colpi di scena inaspettati.

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