26 Sep, 2025 - 19:25

Starbucks: 100 chiusure e 900 licenziamenti, il conto amaro del brand

Starbucks: 100 chiusure e 900 licenziamenti, il conto amaro del brand

Starbucks, brand internazionale simbolo di un’epoca, scende in campo affrontando difficoltà che si allargano e finiscono per raccontare non solo i problemi di un’azienda, ma anche la necessità di un nuovo piano per il futuro. Il gigante del caffè americano avvia un programma di ridimensionamento, annunciando la chiusura di oltre cento punti vendita e il licenziamento di circa novecento dipendenti corporate. La notizia fa il giro del mondo e, in Italia, viene rilanciata da testate come Il Sole 24 Ore, che parlano di un “caffè amaro” capace di pesare non solo sui conti aziendali ma anche sulla vita di centinaia di famiglie.

E dunque, di fronte a questa situazione, molti consumatori e lettori si pongono domande semplici ma dirette: perché il caffè di Starbucks è amaro? Quanti negozi chiuderanno davvero? Cosa accade a chi perde il lavoro in un licenziamento collettivo? Interrogativi che meritano risposte chiare perché intrecciano economia, cultura e diritto.

Perché Starbucks chiude e licenzia: 100 store in meno e 900 lavoratori fuori

Sì, forse la società si è presa una pausa di riflessione dopo l’avvio di un investimento da un miliardo di dollari. Ma, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, in questo caso non c’è molto da riflettere: il piano industriale prevede circa 150 milioni ai pacchetti di separazione e alle indennità dei lavoratori coinvolti; altri 850 milioni copriranno i costi della ristrutturazione e delle chiusure.

Il vero problema resta a monte. Secondo l’analisi di ItalianelFuturo, l’obiettivo dichiarato è “ritornare all’essenza del marchio”: riscoprire una competitività che non si esaurisca nel semplice passaggio per ordinare un caffè da asporto. Di che si tratta? A leggere tra le righe, il nuovo programma aziendale fa leva sul benessere e sulla crescita dell’azienda, elaborando una strategia per rendere il marchio un luogo dove trascorrere tempo: leggere, studiare o persino lavorare. È un ritorno alle origini che avviene mentre l’azienda affronta sei trimestri consecutivi di vendite in calo, come sottolineato da StartupItalia.

Perché Starbucks chiude i suoi locali: cause economiche e culturali

La metafora del “caffè amaro” regge bene l’analisi. A pesare sulla gestione economica sono diversi fattori, tra cui la crescita del prezzo dell’arabica, aggravata da dazi più alti sulle importazioni dal Brasile, che hanno reso le forniture più care e i margini più sottili.

Dall’altro lato, stiamo assistendo a un progressivo deterioramento della percezione e del posizionamento: in un mercato globale che premia autenticità e vicinanza al territorio, l’immagine patinata e standardizzata di Starbucks rischia di apparire distante dalle nuove sensibilità dei consumatori.

Licenziamenti Starbucks: cosa prevede la legge in Italia

Se per i clienti la delusione può tradursi in un cambio di abitudini, per i lavoratori la questione è più seria. In Italia, una situazione simile sarebbe regolata dalla legge n. 223 del 1991 sui licenziamenti collettivi, che obbliga le aziende a un confronto con i sindacati e con il Ministero del Lavoro prima di procedere. Questa norma, insieme alle tutele previste dal Codice Civile e dai contratti collettivi nazionali, mira a garantire trasparenza e a limitare i danni sociali delle ristrutturazioni.

Negli Stati Uniti, dove si concentra il cuore del piano di Starbucks, il quadro giuridico è diverso e meno protettivo; ciò non impedisce però ai sindacati di alzare la voce: il movimento Starbucks Workers United ha già annunciato iniziative per difendere i lavoratori e negoziare condizioni di uscita migliori.

Starbucks e il futuro del mercato del caffè globale

I segnali dei mercati finanziari hanno spinto Starbucks a rimodernare il brand in un contesto competitivo sempre più difficile. Forse anche per questo l’azienda ha “tirato la cinghia”: la chiusura di oltre cento locali è un segnale forte di ridimensionamento e riduzione dei costi.

La verità è che Starbucks sta ridisegnando la mappa della propria presenza, scegliendo dove valga la pena continuare a presidiare il territorio e dove, invece, il brand non riesce più a sostenersi. Nel frattempo, il licenziamento di quasi un migliaio di dipendenti corporate lascia intravedere un ridimensionamento della struttura centrale, nella speranza che una macchina più snella reagisca meglio alle sfide del mercato.

Per alcuni tutto ciò rappresenta un’opportunità di rilancio: un passo indietro per riscoprire un’autenticità perduta e ridare vigore al marchio. Per altri, invece, questo ridimensionamento è un chiaro sintomo di declino, la prova che un modello nato negli anni Novanta non riesce più a interpretare i bisogni delle nuove generazioni.

FAQ - Starbucks

  1. Perché il caffè di Starbucks è amaro?
    • Molti clienti percepiscono il gusto del caffè Starbucks come amaro per via delle tostature molto scure, pensate per uniformare il sapore a livello globale.
  2. Quanti negozi chiuderà Starbucks?
    • Il piano parla di oltre cento chiusure, concentrate soprattutto in Nord America.
  3. Cosa succede ai dipendenti in caso di licenziamento collettivo?
    • In Italia scatta la procedura prevista dalla legge 223/1991, con obbligo di confronto con i sindacati e possibilità di ammortizzatori sociali. Negli USA, invece, la disciplina è più leggera e spesso le tutele dipendono dalla contrattazione sindacale.
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