29 Sep, 2025 - 19:16

Dalle violenze ai furti: come i maranza seminano insicurezza nelle città e restano impuniti

Dalle violenze ai furti: come i maranza seminano insicurezza nelle città e restano impuniti

Negli ultimi anni, il termine "maranza" è entrato stabilmente nel linguaggio comune delle grandi città italiane. Non si tratta solo di una moda estetica o di abbigliamento, ma di un vero e proprio fenomeno sociale che porta con sé un carico pesante di degrado e criminalità.

Nati come stereotipo di giovani con uno stile specifico – abiti firmati, piumini lucidi, motorini truccati, musica ad alto volume – i maranza sono diventati sinonimo di piccoli delinquenti pronti a imporre la propria presenza nei quartieri popolari.

Dietro questa etichetta si nasconde una realtà più complessa: gruppi di giovani, spesso immigrati di seconda generazione, che hanno fatto delle periferie il loro regno.

Non si limitano all’esibizione estetica, ma occupano spazi pubblici, intimidiscono i coetanei e diventano protagonisti di episodi quotidiani di microcriminalità: rapine di cellulari, aggressioni, spaccio di droga, vandalismo. Azioni che, pur essendo “minori” rispetto ai grandi traffici criminali, contribuiscono fortemente ad alimentare l’insicurezza diffusa.

Città sotto scacco dei maranza

Nelle periferie metropolitane, dalle banlieue milanesi alle zone degradate di Roma o Torino, la sensazione è quella di vivere sotto scacco. Le stazioni ferroviarie, le fermate della metro, i giardinetti diventano territori controllati da piccoli branchi di maranza che impongono la loro “legge”.

Chi abita nelle zone popolari testimonia quotidianamente un senso di soffocamento: mamme che non lasciano andare i figli a fare sport da soli, anziani che evitano di uscire dopo il tramonto, commercianti esasperati da danneggiamenti e furti continui.

Le statistiche della microcriminalità confermano che le rapine, i furti con strappo e gli episodi di violenza legati a baby gang sono in aumento nelle zone periferiche delle grandi città. Il fenomeno non avviene in silenzio: i social network si riempiono di video di risse, di pagine satiriche che ironizzano sul “look maranza”, ma il problema è reale e tangibile sul piano della sicurezza pubblica.

Il circolo vizioso dell’impunità

Uno degli aspetti che più fanno imbestialire i cittadini è il senso di impunità che accompagna questi episodi. Molti giovani maranza vengono fermati dalle forze dell’ordine, identificati e persino arrestati, ma spesso tornano liberi dopo poche ore. L’apparato giudiziario, sovraccarico e impantanato nelle burocrazie, fatica a infliggere pene concrete.

Questo crea un pericoloso circolo vizioso: i ragazzi imparano presto che i loro comportamenti violenti non hanno conseguenze. Al massimo passeranno una notte in cella, ma il giorno dopo saranno di nuovo sulla piazzetta o in scooter a farsi beffe della legge. Il sistema, così, invia un messaggio devastante: chi minaccia, ruba o picchia rischia pochissimo; chi subisce ha solo da tacere e convivere con la paura.

Maranza, un problema di integrazione mancata

Dietro la questione “maranza” c’è anche un tema sociale ed economico che non può essere ignorato. La maggior parte di questi giovani è figlia di immigrati, spesso nati e cresciuti in Italia ma ancora in bilico tra due culture: quella d’origine dei genitori e quella del Paese che li ospita.

La mancanza di prospettive lavorative, l’assenza di modelli positivi, le difficoltà scolastiche e l’emarginazione nelle periferie creano un terreno fertile per il teppismo e la devianza.

Non si tratta di giustificare i comportamenti criminali, ma di comprendere come la mancata integrazione spinga molti a cercare riconoscimento e potere attraverso l’appartenenza a bande violente. La strada diventa il loro palco, la violenza il loro linguaggio.

La rabbia delle periferie

I cittadini, soprattutto quelli che vivono quotidianamente a contatto con queste realtà, sono esasperati. La percezione diffusa è che le istituzioni siano assenti, che le forze dell’ordine abbiano le mani legate e che la politica si ricordi delle periferie solo in campagna elettorale.

Nascono comitati spontanei, gruppi di genitori e associazioni di quartiere che chiedono più controlli, pene certe e la possibilità di vivere le strade in sicurezza. Alcuni parlano apertamente di “resa dello Stato” di fronte allo strapotere di una microcriminalità crescente. Altri invocano leggi più dure e l’espulsione immediata di chi delinque.

Il segnale è chiaro: la gente è stufa di convivere con il degrado, e il fenomeno dei maranza rischia di diventare una bomba sociale pronta a esplodere.

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