Hollywood non è nuova alle polemiche, ma questa volta la miccia l’ha accesa una presenza che in realtà… non esiste.
Tilly Norwood è la prima attrice generata dall’intelligenza artificiale lanciata dallo studio Xicoia, e il suo debutto ha scatenato un vero terremoto a Los Angeles e dintorni. Presentata come "la nuova Scarlett Johansson", Norwood è stata definita "un’opera d’arte" dalla sua creatrice, Eline Van der Velden.
Ma non tutti l’hanno presa bene: star di primo piano, da Emily Blunt a Whoopi Goldberg, hanno storto il naso e, in alcuni casi, alzato la voce con dichiarazioni al vetriolo. Ecco chi si è scagliato contro l'attrice digitale e già grida al boicottaggio.
La prima a reagire è stata Emily Blunt, attrice candidata all’Oscar e amatissima dal pubblico. Durante un podcast con Variety, quando le hanno mostrato per la prima volta una foto di Tilly Norwood, Blunt è rimasta scioccata:
Un commento che riassume alla perfezione le paure di tanti colleghi: vedere i ruoli di Hollywood affidati a figure digitali potrebbe significare la fine del rapporto diretto tra pubblico e attori.
Blunt ha rincarato la dose aggiungendo che Tilly "sembra un mix di dive già esistenti" e che "non c’è bisogno di una nuova Scarlett Johansson, perché abbiamo già Scarlett Johansson".
Chi conosce Whoopi Goldberg sa bene che non è mai stata una che le manda a dire. Anche lei si è schierata apertamente contro la presenza di Tilly Norwood nel panorama cinematografico.
Secondo la star di "Sister Act", il rischio è quello di "svuotare Hollywood della sua umanità". Goldberg ha sottolineato come l’industria, già duramente provata dagli scioperi del 2023, stia giocando con il fuoco: "Abbiamo appena lottato per proteggere gli attori reali. E ora volete rimpiazzarli con un computer?".
Non solo dive affermate: anche giovani attrici e attori si sono fatti sentire. Melissa Barrera, protagonista di "Scream", ha pubblicato una story su Instagram contro le agenzie pronte a rappresentare Tilly:
Mara Wilson, l’indimenticabile bambina di "Matilda", ha puntato il dito contro il processo creativo dietro Tilly: "E che dire delle centinaia di giovani donne i cui volti sono stati combinati insieme per crearla? Non potevate assumere nessuna di loro?".
Kiersey Clemons, invece, è stata più diretta, scrivendo: "Fuori gli agenti. Voglio i nomi", scagliando direttamente contro le fantomatiche agenzie che avrebbero già contattato l'attrice digitale. Toni Collette, Nicholas Chavez e Lukas Cage hanno, invece, reagito con un mix tra sarcasmo e indignazione.
Toni Collette, ad esempio, ha reagito con un’emoji urlante, mentre l’attore Nicholas Alexander Chavez ha liquidato la faccenda con un secco: "Non è una vera attrice. Bel tentativo”". Poi ci sono state le voci ironiche, che hanno trasformato lo sdegno in parodia.
Lukas Gage ha commentato: "Lavorare con lei è stato un incubo! Sempre in ritardo e incapace di centrare il bersaglio". Odessa A’zion ha aggiunto: "Mi ha tirato il caffè in faccia!". Un modo divertente per sgonfiare la tensione, ma che allo stesso tempo mette in luce quanto il tema sia divisivo.
Non poteva mancare la voce ufficiale del sindacato attori, il SAG-AFTRA, che solo due anni fa ha fermato Hollywood con mesi di sciopero proprio per chiedere più garanzie sull’uso dell’intelligenza artificiale. Molti membri hanno taggato il sindacato chiedendo di intervenire subito:
La battaglia insomma sembra appena iniziata. Nel 2026, quando scadrà il prossimo contratto con i produttori, l’argomento AI tornerà inevitabilmente sul tavolo, e la vicenda Tilly Norwood sarà ricordata come uno dei casi che hanno acceso il dibattito.
Intanto, però, la risposta della creatrice di Tilly Norwood non ha tardato ad arrivare e con un post su Instagram, Eline Van der Velden - fondatrice dello studio Xicoia e attrice lei stessa - ha deciso di rompere il silenzio.
Nel messaggio ha chiarito che Tilly Norwood non è nata per "rubare il lavoro agli attori", ma per aprire nuove possibilità creative:
Van der Velden ha paragonato l’AI ad altre innovazioni artistiche: "Non vedo l’intelligenza artificiale come un sostituto delle persone, ma come un nuovo strumento [...]. Proprio come l’animazione, il teatro dei burattini o la CGI hanno aperto nuove possibilità senza togliere nulla alla recitazione dal vivo [...]".
Secondo la creatrice, Tilly rappresenta un atto di sperimentazione, non un pericolo. Anzi, ha rincarado la dose spiegando che la creazione di Tilly non è stata altro che un "atto di immaginazione e maestria" e che "ogni forma d’arte ha il suo posto e ciascuna può essere apprezzata per ciò che offre in modo unico".
Il suo invito finale è stato a guardare l’AI come parte della "più ampia famiglia artistica", senza contrapposizioni: "Spero che potremo accogliere l’AI come un modo in più per esprimerci, insieme al teatro, al cinema, alla pittura e alla musica".