“Sarei dovuto scendere in campo con la scritta Palestine sulla maglia, ma sebbene mi sia stato concesso di entrarci, mi è stato poi detto che avrei dovuto toglierla prima del fischio d’inizio”. Al Tirreno dice di provare disappunto Stefano Izzo, portiere del Guasticce per il fatto che gli è stato negato di esprimersi come avrebbe voluto. “Il mio - spiega il calciatore - era solo un modo di esprimere solidarietà a un popolo. Non voglio essere strumentalizzato quello era il mio modo di manifestare vicinanza ai palestinesi, non volevo portare un movimento di protesta all’interno di un campo di calcio. Sono un umile portiere di terza categoria livornese, questa era la maglia con cui sarei dovuto scendere in campo oggi. Maglia pericolosa secondo la federazione che mi avrebbe permesso di fare l’ingresso in campo indossandola per poi toglierla prima del fischio del direttore di gara per l’inizio della partita. Decisione che mi ha trovato contrariato e veramente schifato”.
Il portiere aggiunge: “Il 4 ottobre ero a Roma per la stupenda manifestazione che c’è stata, ho visto con i miei occhi il disappunto del popolo per quel che sta succedendo e non posso accettare che si abbia paura di far giocare un semplice portiere di terza categoria con questa maglia, che altro non è che una maglietta di una squadra di calcio. E mi chiedo: è diventata un simbolo di disobbedienza così pericoloso?”. Ora si attendono le decisioni della Lega nazionale dilettanti e della sezione italiana arbitri.