30 Oct, 2025 - 10:28

Juventus, Spalletti nuovo allenatore: la panchina torna a parlare toscano dopo Lippi, Allegri e Sarri

Juventus, Spalletti nuovo allenatore: la panchina torna a parlare toscano dopo Lippi, Allegri e Sarri

La Juventus è pronta a tornare a parlare con accento toscano. Dopo le vicende legate all’esonero di Igor Tudor, tutto è pronto per investire Luciano Spalletti nel ruolo di prossimo allenatore bianconero.

Le indiscrezioni provenienti da fonti attendibili della nostra radazione Tag24 Sport, la volontà della dirigenza di ricostruire subito qualcosa di importante e l’assenza di qualsiasi smentita alle voci che lo avvicinano alla panchina della Juve sembrano andare tutte nella stessa direzione.

Il tecnico di Certaldo è a un passo dall’accordo, e con lui la Juve riscoprirebbe un tratto che sembra ormai una costante della sua storia recente: i toscani in panchina portano rivoluzioni, risultati e personalità.

Spalletti: un altro toscano sulla panchina della Juventus

La scelta di Luciano Spalletti per la Juventus è qualcosa di più che va oltre la semplice chiamata di un altro allenatore da mettere sul libro paga.

Significa affidare la squadra a un tecnico che unisce intelligenza tattica, ironia e carattere come solo quelli toscani hanno dimostrato di saper fare per sopravvivere alle pressione bianconera. 

Con Spalletti, la Juventus si è garantito un profilo capace di saper leggere le situazioni, sdrammatizzare i momenti critici e mantenere la rotta anche nelle tempeste come hanno fatto Lippi, Allegri e Sarri. 

Lippi, il viareggino che ha costruito un mito

Negli anni Novanta la Juve di Marcello Lippi ha cambiato il volto del calcio italiano. Il suo stile — equilibrio, disciplina e un carisma calmo ma incrollabile — ha aperto l’era moderna del club.

Con lui sono arrivati cinque scudetti e la Champions del ’96, ma anche un’identità precisa: una squadra feroce e ordinata, capace di dominare l’Europa.
Lippi ha incarnato il toscano saggio, diretto e vincente. Non alzava la voce, ma bastava lo sguardo per far capire chi comandava.

Allegri, il livornese del “corto muso”

Vent’anni dopo, un altro toscano — Massimiliano Allegri — ha raccolto la tradizione e l’ha trasformata in efficienza.

Poco amante delle teorie, molto dei risultati, Allegri ha costruito una Juve pratica e intelligente. Due finali di Champions, cinque scudetti consecutivi e una gestione perfetta dei grandi campioni.

Livornese nel modo di fare, Allegri ha sempre usato l’ironia come scudo: battute pungenti, poche parole e tanta sostanza.
Il suo calcio non cercava di piacere a tutti, ma vinceva quasi sempre — e questo, a Torino, basta e avanza.

Sarri, l’eretico del bel gioco

Poi è arrivato Maurizio Sarri, l’outsider fiorentino di Figline Valdarno, l’uomo del “Sarriball”. Il suo scudetto nel 2020 resta l’unico del ciclo post-Allegri, ma la sua Juve non è mai entrata davvero nel cuore dei tifosi.

Troppo cerebrale, troppo distante dalla tradizione bianconera. Eppure, la sua parentesi ha lasciato qualcosa: l’idea che anche a Torino si possa provare a vincere con stile.
Un esperimento durato poco, ma utile a capire che il DNA toscano è sempre sinonimo di visione e di sfida alle convenzioni.

Spalletti, il nuovo capitolo

E ora tocca a Luciano Spalletti. Toscano come gli altri, ma con un profilo diverso: un perfezionista emotivo, capace di mescolare idee e intensità.

Ha vinto con la Roma il rispetto, con il Napoli lo scudetto della leggerezza e dell’entusiasmo, e ora è pronto a portare quella stessa energia a Torino.

La Juve lo corteggia da settimane, e secondo indiscrezioni l’annuncio ufficiale è questione di ore.
Spalletti rappresenta la sintesi ideale tra i toscani del passato: l’organizzazione di Lippi, la concretezza di Allegri e la visione di Sarri.
Con lui la Juventus non cerca solo un allenatore, ma una nuova identità dopo anni di transizione.

Una nuova era con radici antiche

Se l’ufficialità arriverà nelle prossime ore, come tutto lascia intendere, Luciano Spalletti sarà il quarto allenatore toscano della Juventus negli ultimi trent’anni.

Un cerchio che si chiude e si riapre, con lo stesso accento e la stessa promessa: far tornare la Juve a vincere, ma anche a divertirsi.
Perché, alla fine, in Toscana il calcio non è solo tattica — è arte, mestiere e un pizzico di follia.

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