01 Nov, 2025 - 09:31

Tatuaggio Spalletti vs tatuaggio Manna: Napoli e il complesso d’inferiorità verso la Juve

Tatuaggio Spalletti vs tatuaggio Manna: Napoli e il complesso d’inferiorità verso la Juve

Luciano Spalletti vince il suo primo campionato da allenatore sulla panchina del Napoli nel 2022, si tatua lo scudetto del Napoli e diventa “nemico” giurato dei tifosi del Napoli perché ora allena la Juve.

Giovanni Manna, ex Juve, vince lo scudetto a Napoli sotto la gestione Conte, durante i festeggiamenti con la squadra mostra il suo tatuaggio bianconero e nessuno dice nulla da due anni!

Queste sono due storie opposte dallo stesso filo conduttore che sanciscono, a mio modo di vedere, il complesso d’inferiorità verso la Juventus che Napoli (inteso come tifosi del Napoli calcio) non riesce a scrollarsi di dosso.

Spalletti allenatore Juve col tatuaggio scudetto Napoli: è caos 

A Napoli, dunque, basta poco per accendere la miccia della polemica. Luciano Spalletti, l’uomo che ha regalato il sogno del terzo scudetto, si è tatuato quel tricolore storico — un gesto normale, un ricordo di una stagione epica.

Ma oggi, da allenatore della Juventus, quel tatuaggio è diventato improvvisamente “una provocazione”.

Sui social appena ufficializzata la notizia del suo approdo sulla panchina della Juventus, è scoppiato il solito temporale partenopeo: meme, offese, paragoni, processi morali.
Eppure, lo stesso gesto, in qualsiasi altra città, sarebbe visto come un segno d’affetto. A Napoli no. A Napoli, ogni simbolo diventa personale.

Manna ds ex Juve col tatuaggio drughi: è silenzio

Nel frattempo, Giovanni Manna — ex dirigente della Juventus, cresciuto all’ombra dei trionfi bianconeri — due stagioni dopo (nel 2024) dalla Continassa approda al Napoli con discrezione e viene accolto con calma olimpica.

Durante la festa post-scudetto, spunta persino un suo tatuaggio che ricorda il periodo juventino, un piccolo simbolo “da Drugo”.

Nessuno però sembra farne un dramma: nessuna contestazione, nessuna rivolta social.
Anzi, per molti tifosi azzurri, l’importante è che “porti competenza e risultati”.

Insomma, il dirigente con i tatuaggi juventini può entrare nel tempio azzurro senza problemi, ma l’allenatore con il tatuaggio del Napoli deve essere crocifisso per lesa napoletanità.
Una contraddizione? No. Una conferma.

Il vero problema: un complesso mai davvero superato

Qui non si parla più di tatuaggi, ma di psicologia collettiva. Napoli (inteso sempre come tifosi del Napoli calcio) vive da sempre un rapporto viscerale, quasi identitario, con la Juventus.

La Juve non è solo una rivale sportiva: è il simbolo del potere, del “nord vincente”, del sistema da battere.
E così, quando uno “di loro” arriva a Napoli — come Manna — viene visto con rispetto, quasi come un alleato potente. Ma quando uno “dei nostri” passa dall’altra parte — come Spalletti — diventa immediatamente un traditore.

È il riflesso di un vecchio complesso d’inferiorità, che sopravvive anche nei giorni di gloria.
A Napoli si ama chi arriva dall’alto, ma si odia chi se ne va da vincitore. E così, un tatuaggio diventa più divisivo di un derby.

Tatuaggi, simboli e ferite che non guariscono

Alla fine, Spalletti e Manna rappresentano due facce della stessa medaglia: uno ha inciso sulla pelle la vittoria col Napoli, ma oggi siede sulla panchina della Juventus; l’altro ha inciso la sua storia juventina, ma oggi lavora per il Napoli.

Due percorsi opposti, due reazioni opposte. Eppure, a ben vedere, entrambi dimostrano che a Napoli il problema non è il tatuaggio — ma ciò che quel tatuaggio ricorda: il senso costante di confronto con la Juventus, la voglia di sentirsi alla pari, ma anche la paura di non esserlo mai del tutto.

Sarà complesso di inferiorità? Certo che sì. Ma anche di passione

Diciamolo con ironia: sì, a Napoli c’è un piccolo complesso di inferiorità nei confronti della Juve.
Ma è lo stesso complesso che alimenta l’amore, la rivalità, la teatralità unica del tifo azzurro.
Senza quella gelosia, senza quella ossessione, forse il calcio a Napoli non avrebbe lo stesso sapore.

E allora va bene così: Manna può tenersi i suoi tatuaggi bianconeri, Spalletti il suo tricolore azzurro.
Alla fine, entrambi portano addosso un pezzo di Napoli — anche se uno lo mostra con orgoglio, e l’altro lo nasconde sotto la giacca da bianconero. 

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