Emanuele Montomoli, ordinario di Igiene e Sanità pubblica dell’università di Siena, sull’ultimo numero della rivista Espansione ha parlato della geopolitica delle pandemie. La pandemia Covid ha segnato una svolta geopolitica: la Cina ha dimostrato una capacità di risposta rapida e centralizzata, consolidando la propria posizione come attore globale mentre l’Occidente, commenta il docente, ha patito lentezze dovute a strategie di prevenzione spesso obsolete che hanno acutizzato inutili divisioni.
Per Montomoli “il 2025 vede la Cina protagonista di un nuovo ordine multipolare, insieme a Russia e India, con Pechino che promuove un modello di governance alternativo, centrato su efficienza e stabilità, contrapposto al pluralismo occidentale. La gestione delle crisi sanitarie diventa così terreno di competizione fra modelli politici; investimenti in ricerca biomedica e diplomazia sanitaria sono strumenti di potere e di influenza planetaria. Le minacce pandemiche sono oggi un crocevia tra biologia, tecnologia e geopolitica. Il mondo ha imparato troppo poco e spesso troppo tardi; la vera sfida non è solo nella risposta tecnica, ma nella capacità di pensare in anticipo, promuovere l’inclusività e rafforzare la cooperazione internazionale per affrontare le incognite virali del futuro”.
E di incognite ci sono ed è necessario prepararsi. “Il rischio più alto arriva ancora dai virus respiratori; i vettori ampliano la mappa del rischio ma non la rendono automaticamente pandemica; senza regole chiare per scambiare campioni e benefici, la geopolitica mangerà la sanità pubblica a colazione. La differenza tra allarme e catastrofe, la prossima volta, la faranno minuti, non mesi: sorveglianza, trasparenza e cooperazione reale” conclude Montomoli.
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