Il dibattito sul servizio militare è tornato centrale in Europa, complice l’aumento delle tensioni internazionali e le recenti decisioni politiche annunciate da Francia e Germania.
Nel 2025, molti paesi europei stanno rivalutando le proprie strategie di difesa, oscillando tra rafforzamento delle forze armate, modelli di leva volontaria e reintroduzione della coscrizione. Il risultato è un mosaico complesso di scelte diverse, modellate dalle esigenze di sicurezza e dalle dinamiche sociali di ogni nazione.
Il recente annuncio del presidente francese Emmanuel Macron e le ambizioni del governo tedesco guidato da Friedrich Merz hanno riportato al centro del dibattito pubblico il tema della sicurezza.
Di fronte al crescente clima di tensione in Europa, aumenta il numero di paesi che stanno adottando misure per adattare il proprio modello di servizio militare. Ma quali sono le strategie messe in campo dagli altri stati europei?
Sebbene alcune nazioni stiano ripristinando forme di coscrizione volontaria per affrontare le nuove sfide legate alla sicurezza, altre non hanno mai abolito la leva obbligatoria.
La situazione del servizio militare in Europa nel 2025 presenta un quadro eterogeneo, che riflette scelte strategiche differenti in risposta all’attuale contesto geopolitico.
Solo una decina di paesi europei mantiene un servizio militare obbligatorio, mentre molti altri si basano su eserciti professionali o su sistemi di leva volontaria più flessibili.
Tra i paesi con leva obbligatoria figurano Austria, Cipro, Estonia, Finlandia, Grecia, Danimarca e Norvegia, con durate del servizio che oscillano tra i 6 e i 12 mesi a seconda della nazione e del ruolo svolto. Questi stati ritengono necessario mantenere un livello minimo di mobilitazione della popolazione per rafforzare la propria difesa nazionale, anche in risposta alle minacce percepite.
Croazia, Lituania e Lettonia hanno scelto di reintrodurre la leva obbligatoria negli ultimi anni: in Lettonia dal 2023 e in Lituania dal 2026.
Altri paesi, come la Svezia, adottano un modello innovativo che prevede una selezione dei giovani in base a criteri specifici e che include sia uomini sia donne nella leva militare, rappresentando un’eccezione nel panorama europeo.
La maggior parte degli stati europei si trova oggi ad affrontare la sfida di conciliare la necessità di rafforzare la difesa, sia a livello nazionale sia a livello continentale, con le dinamiche sociali e culturali di una generazione meno incline allo svolgimento del servizio obbligatorio.
In questo contesto si inseriscono le riforme avviate da Germania e Francia, insieme alle dinamiche di riarmo che caratterizzano il continente nel 2025, alimentate dal deterioramento della sicurezza regionale.
La Germania punta ad aumentare la consistenza delle proprie forze armate fino a raggiungere un totale di 260mila soldati entro il 2035, con un piano che comprende l’ampliamento dei riservisti e incentivi all’arruolamento volontario.
Bulgaria e Paesi Bassi hanno introdotto forme di servizio militare volontario rispettivamente nel 2020 e nel 2023. La Romania mira a introdurre un programma volontario di quattro mesi nel 2026. Il Belgio punta a reclutare ogni anno mille volontari.
Irlanda e Malta dispongono di forze armate formate esclusivamente da professionisti in tempo di pace.
In Svizzera, i coscritti possono scegliere tra un periodo di addestramento militare obbligatorio oppure un servizio civile di durata più lunga.
La Francia ha messo fine alla coscrizione obbligatoria nel 1997, scelta alla quale si sono allineati nello stesso anno anche i Paesi Bassi. Il Belgio, invece, aveva già sospeso la leva nel 1993.
Negli anni successivi, altri stati europei hanno seguito questo percorso: la Spagna nel 2001, la Slovenia nel 2003, mentre Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria e Portogallo hanno abolito l’obbligo nel 2004. L’Italia ha adottato la stessa decisione nel 2005, seguita dalla Romania nel 2006, dalla Bulgaria nel 2007, dalla Polonia nel 2009 e, infine, dalla Germania nel 2011.
La situazione, tuttavia, sta mutando. L’orientamento generale tende oggi verso una maggiore flessibilità e verso il rafforzamento delle forze armate tramite incentivi all’arruolamento volontario. Le reintroduzioni mirate della leva obbligatoria vengono prese in considerazione solo in circostanze eccezionali, mentre cresce la consapevolezza che, nei prossimi anni, le capacità di mobilitazione rapida saranno fondamentali per la sicurezza europea.
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