"Nella tana dei lupi" è uno di quei thriller adrenalinici che non invecchia mai: rapine impossibili, twist che ti fregano quando pensi di aver capito tutto, e una Los Angeles che pulsa come un videogioco in modalità "estrema".
Il film del 2018, diretto da Christian Gudegast con un Gerard Butler versione super-alpha e Pablo Schreiber nei panni di un criminale con disciplina militare, continua a far impazzire Google con domande tipo "come finisce?", "chi tradisce chi?", "dove l’hanno girato?" e "Donnie è davvero il cervello della banda?".
Qui trovi la guida completa, ricca di spoiler e dettagli verificati, pensata per chi vuole capire tutto del film e del finale.
La storia prende subito la rincorsa con una rapina da manuale: un commando guidato da Ray Merrimen (Pablo Schreiber), ex militare con più disciplina che scrupoli, assalta un furgone blindato con una precisione che fa sembrare "La Casa di Carta" un hobby del dopolavoro.
Sul caso piomba Big Nick O’Brien (Gerard Butler), sergente della Major Crimes di Los Angeles, uomo duro, stropicciato, geniale… e parecchio fuori controllo. Merrimen e il suo team puntano dritti alla Federal Reserve, decisi a infilarsi in uno dei sistemi di sicurezza più impenetrabili del mondo.
Il loro complice silenzioso è Donnie (O’Shea Jackson Jr.), barista e autista con un passato ingarbugliato, che si ritrova a muoversi tra due fuochi: da una parte la banda di Merrimen, dall’altra Big Nick, che lo pressa senza troppi complimenti.
Il primo colpo finisce "pulito", ma il secondo, quello finale, è un’operazione chirurgica che si trasforma in un caos totale: inseguimenti, sparatorie brutali e un crescendo di tensione che porta Merrimen a fare scelte sempre più disperate.
Nel frattempo, Nick capisce che Donnie non è affatto lo "scemo del villaggio", ma l’unico con una visione a lungo raggio.
Il finale è il motivo principale per cui il film è diventato un cult del genere heist. Durante l’ultima sparatoria, Merrimen cade sotto i colpi di Nick dopo un confronto senza via d’uscita. È un momento quasi western, su un ponte che sembra essere stato costruito apposta per un addio epico.
Ma la vera bomba arriva dopo: Donnie non solo è vivo, non solo è scappato, ma ha anche messo in piedi un colpo parallelo, rubando i soldi che tutti credevano destinati alla Federal Reserve. Il film si chiude con lui a Londra, nuovo lavoro in un pub e un sorriso che dice tutto: "Ho fregato i ladri e i poliziotti".
Nick, da parte sua, unisce i puntini solo troppo tardi. Una bacheca piena di foto, collegamenti e sospetti gli fa realizzare che Donnie è sempre stato tre passi avanti.
Nessun momento moraleggiante, nessun lieto fine classico: solo la certezza che, in questa partita, il giocatore più apparentemente innocuo era in realtà il più furbo.
Una delle cose che rendono il film così realistico è l’uso massiccio di location vere. Niente set artificiali che odorano di cartapesta: qui è Los Angeles pura, grezza, rumorosa e imprevedibile.
Le principali location reali includono:
Christian Gudegast ha scelto di girare in location reali per conferire un’identità "sporco-realistica", senza troppi artifici digitali. Il risultato è un film che sembra respirare insieme alla città, con un ritmo selvaggio che ricorda i grandi heist movie degli anni '90 ma con un look iper-moderno.
Nel 2024 è uscito il sequel, "Nella tana dei lupi 2: Pantera", ma non ha avuto l’impatto del primo. Molti fan considerano l’originale un film insuperabile, soprattutto per il suo mix di adrenalina e ambiguità morale.
E la cosa più curiosa? Nel 2025 il film ha avuto una nuova ondata di popolarità in streaming italiano, complice il revival del genere e una lunga serie di TikTok che spiegavano il finale con teorie complottistiche sul "vero ruolo" di Donnie.
Insomma, "Nella tana dei lupi" è diventato un piccolo cult moderno: uno di quei film che riguardi volentieri anche solo per analizzare ancora una volta il piano segreto di Donnie.
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