La nuova riforma edilizia 2026 sta già scombussolando proprietari, tecnici e amministrazioni. I dubbi sono numerosi e, per alcuni, la misura rischia di produrre effetti distorsivi. Sul piano pratico, però, l’obiettivo dichiarato del governo è quello di semplificare autorizzazioni, controlli e tempi burocratici. Il disegno di legge delega che il Consiglio dei ministri si appresta a esaminare si presenta infatti come uno dei provvedimenti più rilevanti nella revisione del Testo Unico dell’Edilizia.
Con questa iniziativa il legislatore manifesta l’intenzione di riscrivere un intero segmento normativo, puntando a un quadro nazionale più omogeneo, a una riduzione degli oneri amministrativi e all’introduzione di strumenti digitali e procedurali più moderni. Va ricordato che, una volta approvata nella legge di Bilancio 2026, la misura impegnerà il governo per ulteriori dodici mesi: il tempo necessario per adottare i decreti legislativi attuativi del nuovo “Codice delle costruzioni”.
Non si tratta di un semplice cambio di rotta, né di un intervento che replica meccanicamente le misure già note nel settore edilizio. Secondo quanto riportato da ANSA, il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti considera questa riforma necessaria e urgente, soprattutto per superare la frammentazione normativa prodotta dalle diverse leggi regionali.
Il nuovo impianto legislativo punta a garantire una normativa più certa e compatta, a risolvere le crescenti tensioni sulle competenze e a rendere più lineare la formazione dei titoli edilizi. La proposta mantiene in larga parte invariati i principi fondamentali relativi alla tutela del paesaggio, alla salvaguardia dei beni culturali, alla conformità igienico-sanitaria e alla sicurezza degli immobili. Parallelamente introduce una serie di innovazioni procedurali pensate per ridurre drasticamente i tempi autorizzativi e modernizzare l’intero sistema.
Nell’ambito della riforma, il legislatore punta a potenziare il meccanismo del silenzio-assenso come strumento indispensabile per snellire l’apparato burocratico. L’armonizzazione delle regole edilizie mira infatti a intervenire nei casi di inerzia dell’amministrazione.
Accanto al silenzio-assenso viene introdotto anche il silenzio-devolutivo, che trasferisce la competenza a un ente superiore qualora l’ufficio originario non risponda entro i termini previsti. A ciò si aggiungono la definizione di termini perentori e l’introduzione di poteri sostitutivi, pensati per garantire il rispetto delle scadenze.
L’obiettivo è assicurare maggiore certezza procedurale e prevenire quei blocchi amministrativi che spesso rallentano cantieri sia privati sia pubblici.
Il nodo centrale della nuova regolarizzazione edilizia riguarda gli abusi storici anteriori all’entrata in vigore della Legge Ponte, dunque precedenti al 1° settembre 1967, data ufficiale della legge 765/1967. Come riportato da AGI, il legislatore intende costruire un quadro normativo capace di regolare ed equilibrare gli interventi edilizi riconducibili agli “abusi storici”, ovvero costruzioni realizzate in assenza di permessi in un contesto normativo in cui non era ancora previsto l’obbligo generalizzato di licenza edilizia.
L’armonizzazione normativa non interviene sui requisiti sostanziali per ottenere la sanatoria, ma agisce soprattutto sulla semplificazione delle procedure amministrative. È prevista la possibilità di autorizzare la sanatoria subordinandola a interventi essenziali di messa in sicurezza o adeguamento sismico, insieme all’introduzione di criteri più razionali per la commisurazione delle sanzioni, proporzionate all’entità della difformità e al valore delle opere.
La proposta di regolamento edilizio per il 2026 introduce la possibilità di presentare un’unica istanza per richiedere diversi titoli edilizi o sanatorie riferiti allo stesso intervento. Ciò riduce il rischio di sovrapposizioni, duplicazioni documentali e contraddizioni tra uffici, rendendo il percorso autorizzativo più semplice e lineare.
È inoltre allo studio un riordino organico dei regimi sanzionatori. Se da un lato la semplificazione punta a snellire la burocrazia, dall’altro mira a rendere le sanzioni più proporzionate, calibrandole sulla gravità della difformità e sull’effettiva trasformazione urbanistica prodotta.
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